Il Medio Oriente è sempre più una polveriera. Ieri in serata, due forti esplosioni da più parti comparate a quelle di Hiroshima, hanno devastato e deturpato il Porto di Beirut, capitale del Libano. Il paese vive già un momento complesso, poiché vi é un’instabilità politica cagionata dalle parcellizzazioni all’interno della società ripartita fra cristiani, sciiti e sunniti, oltre agli Hezbollah, gruppo rivoluzionario fortemente legato all’Iran. Ma non é tutto, perché vi è in atto una crisi ed insofferenza politico-economica, che ha fatto precipitare il paese sull’orlo del baratro, oltre ai crescenti contrasti con Israele. Ma torniamo ab ovo sulla cronaca concernente le esplosioni verificatesi presso il porto di Beirut. Le stesse hanno cagionato almeno cento morti, tremilasettecento feriti e millecinquecento dispersi. La deflagrazione più forte é avvenuta presso una fabbrica di fuochi d’artificio nella quale erano allocate duemilasettecentocinquanta tonnellate di nitrato di ammonio confiscate. Il Libano vive uno dei momenti peggiori, come suddetto, dai tempi della guerra civile di trent’anni or sono. Le esplosioni sono state udite sino a Cipro. Presso l’Ente Elettrico libanese, sono rimasti intrappolati dei dipendenti, successivamente tratti in salvo. Il presidente libanese Michel Aoun, evidenzia come tutto ciò sia inaccettabile, e aggiunge che chi ha errato ne pagherà le conseguenze. Gli ospedali sono saturi e si odono presso il centro della città le sirene incessanti dei mezzi di soccorso. Il presidente del consiglio libanese Hassan Diab, si rivolge alla Comunità Internazionale implorando aiuto. Nelle esplosioni sono rimasti lievemente feriti due militi italiani impegnati nella missione di pace Unifil. Inizialmente si temeva ci fosse dietro le esplosioni il coinvolgimento dei servizi segreti israeliani, poiché vi é una causa risalente al duemilacinque, di cui si attende in questi giorni la sentenza, per l’uccisione per mano degli stessi israeliani dell’ex presidente del consiglio libanese Rafic Hariri, ipotesi successivamente smentita. Nel frattempo arrivano da tutta europa e dal mondo intero attestati di solidarietà, con la Comunità Internazionale, fra cui anche gli Stati Uniti che si dicono pronti a sostenere il popolo libanese, non escludendo a priori l’eventualità di un attentato. Anche l’Italia per voce dei ministri Di Maio e Guerini, e dello stesso presidente del consiglio Conte, si dice pronta a correre in aiuto del Libano. In Medio Oriente la situazione e lo status quo attuale, sono sempre più tesi. Con l’Europa e l’Italia sempre più ai margini della politica estera con gli attori principali che sono Russia e Turchia. Occorre una politica maggiormente sinergica fra gli stati europei, i quali altrimenti resteranno esclusi dai precipui risvolti della politica Medio-Orientale.
Francesco Grossi