Sarebbe inopportuno sospendere bruscamente l’efficacia delle misure adottate, se non quando la situazione è riconducibile ad un tollerabile grado di normalità. Queste le parole pronunziate dal Presidente del Consiglio Conte nell’Aula del Senato, prima del voto e la conta sulla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre. Lo stesso Conte aggiunge che sebbene la curva di contagi e l’impatto sul Ssn si siano notevolmente ridotti, ed è un dato che ci rinfranca, i numeri registrati dicono che il virus continua a circolare nel Paese, e la situazione internazionale resta preoccupante e ciò che accade nei Paesi a noi vicini ci impone un’attenta vigilanza. Evidenziando successivamente come il fenomeno e la parabola dell’evoluzione del virus sia imprevedibile e seppur circoscritta rispetto ai mesi precedenti non abbia esaurito i suoi effetti. Conte aggiunge altresì che intende imbastire un dialogo col parlamento, non assumendo decisioni unilaterali bensì collegiali. La decisione di prorogare lo stato emergenziale al 15 Ottobre ha tuttavia originato un vespaio di polemiche politiche, financo da parte della Consulta, col giudice Sabino Cassesse e il vicepresidente Paolo Maddalena che ritengono la proroga dello stesso “illegittima ed inopportuna”. Contrarie le opposizioni le quali appalesano come la proroga sia un modus operandi concepito per allungare la vita del malconcio esecutivo. Al termine della seduta la proroga é stata votata a maggioranza con 157 voti favorevoli e 125 contrari. Ma a tenere banco nella dialettica della maggioranza é ancora una volta la tenuta dell’esecutivo con Nicola Zingaretti segretario del Partito Democratico che s’appella alla maggioranza chiedendo maggiore celerità nell’azione di governo, dicendo che qualora ciò non fosse suffragato dai fatti, sarebbe a suo dire logico ricorrere alle urne. Oggi, sarà un’altra giornata cruciale per il governo che prova a reperire i numeri in Senato, sperando magari in un coinvolgimento di Forza Italia, per ottenere il placet allo scostamento di bilancio di 25 miliardi, per il quale occorre la maggioranza assoluta di 161 senatori. La situazione é piuttosto intricata ed oltre allo stato d’emergenza l’autunno del governo si preannunzia piuttosto cocente. Nuove preminenti disfide tutt’altro che certe sono in arrivo, disfide che metteranno alla prova la fragile maggioranza.
Francesco Grossi