La violenza sulle donne è un fatto antropologico dove alla base vi è il concetto di sottomissione femminile in favore del maschio alfa. In altri termini, una donna viene vista come il sesso debole che deve essere necessariamente “vittima e subalterna” all’uomo. Fino a quando questo sostrato culturale della società non verrà cambiato favorendo la nascita di un nuovo paradigma antropologico il fenomeno del femminicidio non avrà fine. Sebbene siano stati compiuti tanti passi innanzi sul tema, ancora oggi la donna viene uccisa sottomessa e bullizzata. La priorità affinché vi possa essere una parità fra i due sessi senza che vi siano violenze e ingiustizie nonché omicidi è che vi sia un cambio radicale del concetto antropologico di donna. È di fondamentale importanza analizzare l’ideologia nascosta dietro ogni gesto. L’ultimo accaduto riguardante la sentenza per la violenza subita dal consorte da Audrey Ubeda è sconcertante e poco comprensibile. Il Gip, infatti nella stessa tende a “giustificare“ qualsivoglia tipo di approccio maschile anche in presenza di una refrattarietà da parte della donna. In qualsiasi contesto occorre dire come la donna debba avere modo di esprimere la propria volontà anche e soprattutto in quello sessuale. La sessualità infatti, anche nel contesto matrimoniale non deve essere vista come un dovere ma piuttosto come la realizzazione di un rapporto consensuale. In altri termini avere un marito non significa avere “forzatamente” rapporti sessuali o peggio ancora che essi non siano consenzienti. Il consorte in grado di conquistare la propria compagna non ha bisogno di incitarla, basterebbe vivere il rapporto in maniera naturale in quanto l’affettività è il veicolo migliore per l’intimità. Condividere la casa e indossare un abito succinto non è sinonimo di volizione, in ogni contesto un “no” deve essere tale. L’affrancamento femminile passa soprattutto dal lavoro in quanto il connubio madre – donna in carriera deve essere normalizzato. Ancora oggi una cosa sembra escludere l’altra, tanto che una gravidanza viene vista come valida motivazione di licenziamento. L’informazione oggi ci ha portato a conoscere un cambio di prospettiva che deve essere ancora compiuto. Un palpeggiamento che passa alle cronache, deve essere interpretato in relazione alla necessità del cambiamento di paradigma succitato. Ambedue i sessi devono coesistere con le rispettive differenze e nel reciproco rispetto con parità di diritti e doveri pur nel mantenimento delle loro proprie caratteristiche e peculiarità.
Francesco Grossi