Ogni 27 gennaio si celebra la giornata della memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Questa giornata a differenza delle altre ha una valenza maggiore in quanto riporta alla memoria i fatti di Auschwitz e il genocidio ebreo.
Ancora una volta è necessario insistere sulla programmazione scolastica in quanto le riforme sulla stessa hanno abolito dai programmi di storia delle scuole primarie la trattazione degli argomenti riguardanti il secolo scorso e soprattutto i drammi della seconda guerra mondiale. Ai preadolescenti non viene permesso dunque di carpire dalla memoria storica tutte quelle nozioni necessarie ad interpretare la realtà vigente.
Il genocidio degli ebrei è di fondamentale importanza per interpretare la questione migratoria e la piaga della mancata integrazione che affligge il mondo intero da sempre.
Le questioni riguardanti la razza sono ancora aperte, non solo tra nativi e migranti ma anche tra abitanti dell’Italia del Nord e del Sud.
Dunque la tematica della Shoah in senso lato potrebbe riguardare varie questioni che sono ancora tutte aperte.
Emblematico è il monito di Primo Levi nei versi di “Se questo è un uomo “ dove esorta alla memoria continua di questa e di ogni tragedia affinché rimanga non solo come memoria storica ma come fatto antropologico.
Meditate che questo è stato
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Il quid della questione deve essere la lotta all’etnocentrismo affinché non si affermi più che una razza sia migliore e/o superiore alle altre. L’integrazione deve essere sinonimo di arricchimento reciproco e non di emergenza volta solo alla globalizzazione ma ad un’esaltazione della diversità. Vedere nel diverso non un periculum hospes, ma un buon hospes, un ospite buono da accogliere e custodire in nome della fratellanza e della concordia.
Francesco Grossi