Offese, vilipese, calunniate e spesso sotto scorta. Questa é l’aspra e purtroppo perenne consuetudine della politica italiana, nei confronti delle ministre. Occorrerebbe contestarle per il loro operato politico, invece spesso i vituperii culminano in veri e propri scenari di matrice sessista. É una cattiva abitudine, tanto endemica quanto sciocca. La prima negli ultimi tempi a subire gli strali sessisti fu Giorgia Meloni, poi Teresa Bellanova ed ora Lucia Azzolina. Nonostante le loro posizioni siano talvolta discutibili, non c’é giustificazione alcuna per questi deprecabili affronti. Seppur la politica é disgiunta dalla morale, come Benedetto Croce dixit, servirebbe un poco di buon senso e costumanza, perché ancor prima che ministre sono donne, come tutte le nostre madri o ragazze. Le ultime offese che sono state rivolte alla Azzolina, ministra dell’istruzione, provengono dal deputato di Forza Italia Moles con le ingenerose parole sulla verginità secondo il quale, é facile da perdere e impossibile da ricuperare. Recenti sono anche le offensive parole rivolte alla ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, sull’aspetto fisico. Occorre piantarla con questo malcostume. La politica non deve essere sessismo, ma costruttivo confronto. Pensare al bene del paese e non agli strali decostruttivi. Disse Cicerone che le parole feriscono più che i coltelli. Ebbene, questo é il caso per antonomasia. Si pensasse alla crisi che il paese sta attraversando e meno alle scaramucce di politica degna di plebaglia. Questo nulla ha a che vedere con l’operato politico e di ministro. Questa é un’atavica nostra cattiva abitudine, nonostante le donne riscuotano maggiori diritti e occupino ruoli più rilevanti all’interno della società. Si dice che l’emancipazione della società si misuri dal trattamento riservato alle donne, ebbene queste denigranti parole ci dicono come all’interno della nostra società vigano ancora pregiudizi ancestrali e lesivi nei confronti del sesso femminile, di cui fatichiamo a liberarci. La donna va tutelata in ogni sede, sempre.
Francesco Grossi