Riceviamo e pubblichiamo
Il 13 agosto, la Giunta regionale ha completato l’elenco dei candidati ritenuti idonei alla nomina a direttore generale delle Aziende sanitarie calabresi.
L’efficienza del sistema sanitario regionale costituisce da tempo l’oggetto principale dei desideri dei calabresi: un miraggio che li costringe a peregrinare per ospedali in condizioni belliche e storie di quotidiana negazione di prestazioni e diritti, solo in parte compensati da alcune isole felici, e dall’impegno profuso in condizioni precarie da molti operatori sanitari del nostro territorio.
Il numero di casi di malasanità calabrese attualmente sottoposti alla relativa commissione parlamentare costituisce il valore più alto su scala nazionale; la Calabria è pure ai primi posti in fatto di esodo sanitario verso altre Regioni, nonostante essa sperimenti un rapporto tra posti-letto e abitanti fra i più elevati d’Italia.
Le periodiche ricognizioni della Corte dei conti restituiscono un quadro desolante anche sul fronte dell’impiego delle risorse, materiali ed umane; acquisto di farmaci a prezzi maggiorati e mancata utilizzazione di costosi e nuovi macchinari operatori, con danni di milioni di euro per le casse delle amministrazioni coinvolte, ma anche incarichi illegittimi e arbitrarie assegnazioni di consulenze esterne, pur in presenza di qualificate professionalità già acquisite all’organico delle strutture sanitarie: pressoché scontata, dunque, la recentissima esclusione della nostra Regione dal tavolo governativo sulla sanità.
Di questo panorama sufficientemente avvilente, l’ASP reggina rappresenta un completo mondo in miniatura. Oltre ai dati di cui sopra, riferibili in proporzione anche all’Azienda sanitaria di Reggio Calabria, quest’ultima si è saputa distinguere negli ultimi anni per la tragicommedia con cui la Giunta regionale ha provveduto a nominarvi illegittimamente un direttore generale non designabile per legge, con conseguenti strascichi giudiziari innanzi alla magistratura amministrativa e del lavoro (per tacere di quella penale, non ancora pronunciatasi su eventuali responsabilità).
Il Partito Democratico reggino, pertanto, intende accendere una volta per tutte i riflettori sulle esigenze della sanità nel territorio: e, nel farlo, vuole partire proprio dal monitoraggio delle decisioni con cui verranno individuati i dirigenti pubblici chiamati a soddisfare la domanda di salute e servizi al cittadino.
La valorizzazione dei tanti uomini e donne impegnati giornalmente a tappare buchi creati da altri, e a lavorare tra mille difficoltà in corsie e ambulatori fatiscenti, deve passare innanzitutto dalla scelta di dirigenti competenti.
Il meccanismo delle compiacenti attribuzioni d’incarico va denunciato e interrotto con fermezza, perché non si è bravi a guidare un’azienda sanitaria per meriti di partito o illustri amicizie. In sala operatoria nessun paziente si sognerebbe di domandare al chirurgo ‒ magari intento a salvargli la vita ‒ quale tessera di partito abbia in tasca ovvero cosa pensi del governatore regionale piuttosto che del Presidente del Consiglio, e non c’è ragione, allora, perché questo accada nel momento in cui si debbano selezionare gli organi al vertice del sistema sanitario regionale. La salute tutelata dall’art. 32 della Costituzione rappresenta un bene (meglio: un diritto!) troppo importante e serio perché a farne le spese siano i cittadini, che dalla politica devono trarre soluzioni ai rispettivi problemi, e non anche occasioni per un loro aggravamento.
Il “modello Reggio”, che non ha soddisfatto le aspettative sul fronte dell’amministrazione cittadina, ha fallito anche in quello della sanità locale.
Con questa consapevolezza, il Dipartimento “Pubblica Amministrazione” del PD di Reggio Calabria lancia una proposta, rivolta a tutti i cittadini così come alle amministrazioni locali, agli operatori della sanità e alle relative associazioni di categoria: la creazione di un laboratorio di idee in materia di sanità sul territorio, aperto a tutti i suggerimenti di cui siano dimostrate l’efficacia e la realizzabilità, da sottoporre alla dirigenza sanitaria affinché questa li traduca in misure concrete o spieghi perché non possa o non voglia farlo. Buone pratiche sanitarie, utilizzo o conversione di strutture ed impianti, formazione del personale: iniziative che veicolino in questo settore una nuova presa di coscienza, e sensibilizzino gli amministratori ad un più rispettoso rapporto sui bisogni sanitari dei cittadini calabresi.
Ilario Nasso,
Responsabile dipartimento Riforme e Pubblica Amministrazione
federazione provinciale del Partito Democratico di Reggio Calabria