Italiani, popolo di santi, poeti, viaggiatori e…giocatori. Slot machine, videopoker, lotterie istantanee, hanno spillato 95 miliardi di euro dalle tasche degli italiani nel solo 2016. Uno studio, che raccoglie dati dall’Agenzia dei Monopoli di Stato, pubblicato dal gruppo editoriale L’Espresso (quello che gestisce il quotidiano La Repubblica), ha mostrato che giro vertiginoso di denaro si concentra attorno al gioco d’azzardo in Italia. Allo schema che vede giovani e meno giovani assorbiti dalle macchinette, dai gratta e vinci, o dalle applicazioni per scommesse non sfuggono neppure i calabresi. Il dato, tuttavia, è tra i più contenuti d’Italia, forse anche perché il reddito dei calabresi è basso e, malgrado l’impulso al gioco, le effettive possibilità di bruciare soldi nelle macchinette sono inferiori rispetto alla Lombardia, capolista di questa poco lusinghiera classifica regionale. La Calabria, nel 2016, ha speso in azzardo 547 euro pro-capite, con quasi 7 macchinette installate ogni 1000 abitanti. Anche nella Piana si gioca, sebbene con ritmi e abitudini diverse in base alle realtà territoriali e anche a seconda della sensibilità di chi governa quel determinato territorio. Tra i comuni di fascia demografica più alta emerge Gioia Tauro come una sorta di Las Vegas nostrana, con 1465 euro pro-capite spesi nel 2016 in giochi – quasi il triplo della media regionale – e ben 403 apparecchi, 20 ogni 1000 abitanti. Un conto dimezzato, ma più alto del dato calabrese, lo presenta Palmi, con 11 apparecchi su 1000 abitanti, ed una spesa in azzardo di 612 euro a testa. Cifra alta anche a Polistena, che i suoi 621 euro di spesa pro-capite li divide in quasi 10 macchinette su 1000 abitanti. A Rosarno ci sono tanti apparecchi, 129, e puntate per 8,15 milioni di euro, ma con una media pro-capite in linea con quella regionale. Altro dato che balza agli occhi, purtroppo in negativo, è quello di San Ferdinando, comune portuale che non arriva a 5000 abitanti e presenta percentuali di scommesse altissime. I suoi cittadini nel 2016 hanno speso 1323 euro a testa in azzardo, con 13 apparecchi su 1000 abitanti. La cosa che sorprende, per quel che attiene a questo comune, è il reddito pro-capite molto basso. Insomma, sembrerebbe, consultando i dati, che i cittadini tentino la fortuna al gioco per risollevare una situazione economica poco stabile. Tra i comuni più attenti, e meno inclini al gioco, ci sono Cittanova, centro tra i più popolosi dell’area, che ha speso “solo” 320 euro pro-capite, con una presenza di slot poco superiore a 5 su 1000 abitanti. I comuni più “parsimoniosi”, tra quelli di popolazione media, sono Laureana e Oppido. Il primo ha una spesa, nel 2016, di 187 euro a testa e con la presenza di appena 13 apparecchi sul territorio comunale. Oppido fa ancora meglio, spendendo appena 147 a persona in giochi d’azzardo. Vale la pena, tuttavia, raccontare il “caso” Cinquefrondi, comune che sta in fascia alta per numero di macchinette, ma il cui sindaco Michele Conia, già da parecchi mesi sta combattendo una battaglia contro le macchinette “mangia soldi”. Conia ha emanato una ordinanza che limita pesantemente la diffusione delle slot. Una rivoluzione che, tuttavia, non ha trovato grande entusiasmo, visto che i giocatori cinquefrondesi possono emigrare verso le slot dei paesi vicini. Analoga iniziativa è stata recentemente adottata anche dal sindaco di Polistena, Michele Tripodi, con una ordinanza che restringe gli spazi di manovra per l’utilizzo delle slot. Proprio Polistena e Cinquefrondi, appena qualche giorno fa, hanno ospitato la presentazione del libro “Lose for Life”, una raccolta di saggi – a cura di Giulia Migneco e Claudio Forleo – sull’azzardopatia ed il sistema malato delle scommesse in Italia che, inesorabilmente, fa vincere solo il banco, a discapito degli scommettitori. In particolare, il libro è stato presentato in una scuola, l’ITIS di Polistena, in una cornice di oltre 300 allievi. Ad animare il dibattito, oltre alla autrice, Giulia Migneco, anche il dirigente scolastico Franco Mileto, il caporedattore di Avvenire, Toni Mira, e Maria Antonietta Sacco, vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, l’organizzazione che unisce i comuni italiani nella lotta alla mafia. L’incontro, moderato dalla giornalista Maria Pia Tucci, ha analizzato le forme patologiche connesse al gioco d’azzardo, l’infiltrazione mafiosa nel circuito dei giochi illegali, l’ipocrisia di Stato che con i Monopoli guadagna miliardi con il gioco d’azzardo. Insomma, un monito per le nuove generazioni affinché siano responsabili e non cadano nella rete delle scommesse, soprattutto quelle online, che diventano sempre più preponderanti nel fatturato del gioco d’azzardo.
Domenico Mammola