Francesco Mollace, lo storico pm antimafia ex sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, da meno di due mesi è in servizio alla procura generale presso la Corte d’appello di Roma è indagato dalla procura antimafia di Catanzaro Francesco Mollace. L’ipotesi di reato che viene ipotizzata nei confronti dell’alto magistrato è corruzione in atti giudiziari, con l’aggravante di aver favorito la ndrangheta.
In particolare Mollace è indagato dai dei pm Giuseppe Borrelli, Gerardo Dominjanni e Domenico Guarascio nell’ambito dell’inchiesta sulla strategia stragista contro lo Stato del 2010, in cui la cosca Lo Giudice, che fece esplodere ordigni sotto il portone della procura generale (3 gennaio) e nell’atrio del palazzo del procuratore generale Salvatore Di Landro (25 agosto). Infine, il 5 ottobre, fu ritrovato un bazooka sotto la procura di Giuseppe Pignatone.
Francesco Mollace è stato lo storico titolare delle inchieste che hanno riguardato i fratelli Lo Giudice, e nessuna di queste indagini è mai arrivata a processo. Ma c’é, ci sarebbe anche dell’altro. Viene ipotizzato dagli inquirenti uno scambio corruttivo tra il magistrato e la cosca di Nino Lo Giudice.
In particolare Luciano Lo Giudice , fratello del boss Nino, nel corso dell’udienza, ha affermato come “Io mi faccio la galera per difendere i magistrati”, aggiungendo esplicitamente “Ho avuto rapporti normali con Mollace e Cisterna. Li ho conosciuti per l’amore delle barche, avevamo tutti e tre una barca, la tenevamo in un cantiere nautico a Reggio di cui è titolare Antonino Spanò (affiliato della cosca). A Mollace chiesi se era possibile vedere mio fratello Maurizio che non vedevo da sette anni, perché collaboratore di giustizia. Ho conosciuto Cisterna nel 2004, anche con lui ho avuto rapporti normali e nel 2005 chiesi sempre di mio fratello Maurizio che stava per morire di anoressia. Nel 2006 mi rivolsi sempre a Cisterna per mio figlio che soffre di autismo, ma non ho mai chiesto nulla di illecito, vengo accusato come istigatore per un colloquio, ma erano liti con gli avvocati, nulla a che fare con le bombe di Reggio. Ero incensurato, (ma) sono stato condannato per usura per motivi personali”
A proposito di barche, Mollace avrebbe tenuto la sua barca nel cantiere navale di Nino Spanò, il prestanome della cosca Lo Giudice. A processo Spanò ha dichiarato che la rata mensile per la barca del magistrato Mollace veniva pagata in contanti e che lui non la contabilizzava. Infine in un’intercettazione Lo giudice chiede al suo avvocato di chiamare Mollace “Don Ciccio, cercate don Ciccio che mi deve difendere”. Per gli inquirenti, unitamente ad altri indizi, più che sufficente per indagare l’ex pm reggino.