ARTICOLO ESTRATTO DAL 4° NUMERO DI TERRA DI MEZZO. Luglio 2014
La Piana di Gioia Tauro, terra bellissima, fertile ed accogliente. La Piana di Gioia Tauro, terra attraversata da contraddizioni: da una parte la morsa della criminalità organizzata, i conflitti sociali (quelli evidenti e quelli che si consumano in silenzio), la disoccupazione; dall’altra grandi potenzialità che aspettano solo di essere valorizzate per cancellare gli aspetti negativi. Ma questa è anche una “terra promessa” per molti uomini, donne e bambini in cerca di una vita migliore. Per il giovane regista italoamericano Jonas Carpignano, la Piana è soltanto un posto bellissimo, da riscoprire e soprattutto da raccontare, in tutti i suoi aspetti. Nato a Roma, Jonas Carpignano ha frequentato la scuola di cinema della New York University e si è innamorato qualche anno fa della Calabria, in particolare proprio della Piana di Gioia Tauro. Ha deciso di raccontarla in alcuni film che documentano il punto di vista degli immigrati, nelle cui storie le protagoniste sono la gioia di vivere, l’amicizia e la solidarietà, nonostante la vita difficile. Ed ecco che la realtà diventa un film…
– Da qualche anno la Piana di Gioia Tauro è diventata il set di alcuni tuoi lavori cinematografici, tra cortometraggi e lungometraggi. Quali sono i film che hai girato in questo territorio? Quali storie raccontano?
Il primo film è stato, nel 2011, “A Chjana”: basato su avvenimenti realmente accaduti, è la storia di Ayiva, un giovane immigrato del Burkina Faso, che cerca di ricongiungersi con il suo migliore amico dopo aver partecipato alla rivolta di Rosarno. Il secondo film, “A Ciambra”, è di quest’anno, e racconta le vicende di una notte che trasforma la vita di un giovane ragazzo rom che vive a Gioia Tauro. Infine “Mediterranea”, l’ultimo lavoro: è la storia di Ayiva e Abas, due fratelli del Burkina Faso che partono dal loro Paese di origine per raggiungere gli amici che vivono in Italia.
– Come è evidente, sono tematiche di grande attualità. Sappiamo che hanno suscitato ampio consenso fra i critici. Quali premi hanno vinto questi film?
“A Chjana” ha vinto moltissimi premi in Italia e nel mondo. Fra i più importanti, ci sono due premi nel 2011: “Miglior Cortometraggio” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica alla biennale di Venezia e “Menzione Speciale” ai Nastri d’Argento. Nel 2012 poi ha vinto “Miglior Cortometraggio” all’Overlook Film Festival. “A Ciambra” ha vinto invece quest’anno il Sony CineAlta Discovery Prize e il Semaine De La Critique a Cannes. Ed infine anche “Mediterranea” ha già vinto un premio, il Sundance Institute/Mahindra Global Filmmaking Award.
– Dall’America alla Piana di Gioia Tauro… gli eventi della Piana raccontati nei tuoi film sono piuttosto delicati, spesso si tende anzi a nasconderli. Perché tu invece hai deciso di dare voce a queste storie? E a quando risale l’idea di dare inizio a questa serie di film sul nostro territorio?
Sinceramente non c’è un motivo preciso. Sono venuto qui per la prima volta cinque anni fa. Mi interessava capire cosa aveva portato alla rivolta di Rosarno e volevo scriverne una storia. Un anno dopo sono tornato per girare il mio cortometraggio “A Chjana”. Adesso vivo a Gioia Tauro, da due anni. Mi sono trovato sempre a casa qui. Non so che mi è successo ma adoro la Piana. Tanta gente mi chiede “come mai da New York a Gioia Tauro?”. E ormai rispondo: «Non sacciu ‘cchiú, ma ci sto bene!».
– Ci sembra di capire che resterai qui ancora per molto allora. A che punto sono le riprese dell’ultimo film, “Mediterranea”? Quando potremo vederlo?
Abbiamo appena finito le riprese. Ho da poco avviato la fase di post-produzione che dura circa sette mesi. Chi lo sa… Io non vedo l’ora di condividere il film con il mondo, ma ora come ora non posso pensare alla fine. C’è ancora molto lavoro da fare per terminarlo. Di sicuro non sarà prima di un anno.
Raffaella Caruso