Intervista a Manola Sambo, impavida educatrice che ha cominciato la sua battaglia contro la violenza sulle donne

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Intervista a Manola Sambo, impavida educatrice che ha cominciato la sua battaglia contro la violenza sulle donne, riscuotendo da subito consensi in tutta Italia.

Manola Sambo, nata a Venezia, è un’educatrice che ha fatto della battaglia alla violenza su donne e bambini la sua missione principale. Presidente dell’Associazione Araba Fenice, che si occupa di tutelare ma soprattutto di recuperare le donne che hanno subito violenze di ogni genere, è riuscita a coinvolgere nelle sue battaglie donne da ogni parte d’Italia.

Sig.ra Sambo, le sue iniziative che man mano sciorineremo sono riuscite a coinvolgere numerose donne in tutta Italia, qual è secondo lei il segreto del successo ottenuto?

M: Innanzitutto credo sia il mio approccio nei confronti della donna, oggi vediamo associazioni a tutela delle donne che, rimarcando vecchie lotte di genere in cui si tende a colpevolizzare l’uomo in generale, si distanziano dal vero antidoto contro questo fenomeno che a mio parere sta nel concentrarsi sulla figura della donna, capirne le difficoltà e, nel caso ce ne fossero, gli errori, e cercare di reinserirla nella società dopo aver fatto tesoro delle esperienze del passato. A questo aggiungiamoci anche il doppiopesismo che qualche parte politica fa sugli stupratori ed ecco che ci sono migliaia di donne che non si sentono rappresentate e tutelate, e che hanno sposato la mia battaglia.

Può fare un esempio pratico?

M: Dopo lo Stupro di Rimini per esempio, il mediatore culturale Abid Jee ha affermato che “lo stupro  per le donne è brutto solo all’inizio, e poi piace”, questa frase è stata condannata ma non troppo, tra frasi di circostanza e mezze parole io invece ho deciso di sporgere regolare denuncia e, quando ho deciso tramite Social e non solo, di coinvolgere altre donne a firmare questa denuncia,  ho avuto un boom di adesioni che non credevo nemmeno io, e che mi ha dato la reale misura del distacco che c’è tra le donne e chi si arroga il diritto di rappresentarle senza capirne le reali difficoltà. A fine Settembre poi, a Firenze, c’è stata la manifestazione promossa da varie associazioni di cui non condivido l’operato, proprio nella città dove alcuni rappresentanti delle forze armate avrebbero stuprato delle studenti americane. Non è intenzione mia creare una guerra tra vittime, però diciamo che questi tentativi strumentali, quasi come a voler dire “anche gli italiani stuprano e quindi mal comune mezzo gaudio”, sono il vero volto di queste realtà.

Quindi secondo lei c’è ipocrisia nei confronti di queste battaglie, quasi come a voler coprire i reati degli extra-comunitari o tentare di giustificarli…

M: Le cito due casi, così capisce cosa voglio dire: Il Senatore Vincenzo D’Anna di ALA ha dichiarato che le donne dovrebbero andare in giro con più cautela, evitando di vestirsi in maniera provocante per non attirare gli stupratori. Nel 2017 quindi dovrei pensare a come vestirmi per evitare di essere stuprata, le pare un’ipotesi credibile? Ma non è tutto, l’avvocato Carmen Di Genio, membro del  Comitato pari opportunità della Corte d’Appello di Salerno, ha testualmente affermato: «Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, sulla spiaggia, non si può violentare una persona, perché lui probabilmente non lo sa nemmeno, non lo sa proprio», questa affermazione non dovrebbe far rabbrividire qualunque donna? Noi infatti abbiamo chiesto le dimissioni del Senatore D’anna e della Di Genio, che penso sia il minimo che possano fare per scusarsi di queste orride affermazioni.

Però, non crede ci sia anche un minimo di pretestuosità nei confronti dei musulmani quando si parla di stupri?

M: Il fatto è semplice, gran parte dei musulmani interpretano letteralmente il Corano che non è per loro solo un libro religioso ma è anche legge. Sovrapponendo le leggi del Corano a quelle dello Stato avviene quello che vediamo tutti i giorni: stupri giustificati, spose bambine, infibulazioni, poligamia. Questo può essere accettato in una società cosiddetta civile come la nostra? Non credo. Ecco perché la nostra battaglia non è contro i musulmani, ma a loro favore, anche perché io personalmente ho avuto a che fare, anche se con enormi difficoltà, con donne provenienti da comunità musulmane e tante di loro vorrebbero liberarsi da quest’oppressione, ma vivono all’interno di società in cui bisogna sottostare e subire. In questi termini noi dobbiamo agire innanzitutto combattendo la descolarizzazione poiché tante bambine musulmane non continuano le scuole visto che devono prepararsi al matrimonio, e dobbiamo cercare di inserire anche loro nella nostra società, senza colpevolizzarle ma capendole e difendendole.

E come pensa di agire per portare a compimento anche questa battaglia?

M: Innanzitutto sono entrata da poco a far parte dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime,  il cui scopo è quello di fare da ponte tra le vittime e le istituzioni. Questo osservatorio, ideato e creato da Angelo Bertoglio, è un valido strumento poiché ,grazie anche all’interesse di Onorevoli del calibro di Walter Rizzetto, riusciamo a trasferire in Parlamento il grido di aiuto che tante donne comunicano alle nostre associazioni. E poi lavorare, coinvolgere, sensibilizzare. Pensi che abbiamo deciso di presenziare all’udienza di Butungu, uno dei membri del branco che ha commesso gli stupri di Rimini, e donne da tutta Italia che per ovvie ragioni hanno difficoltà a presenziare al processo sfileranno davanti le Questure delle proprie città. Siamo tante, abbiamo gli strumenti, adesso dobbiamo solo fare rete e lavorare. Un’altra iniziativa sono le Ronde Rosa, gireremo in jeans attillati e tacco alto per le Stazioni delle nostre città, e lo faremo tutte insieme, perché non è possibile vivere schiave della paura di essere violentate, dobbiamo riappropriarci della nostra quotidianità e della nostra tranquillità. 

Adesso si discute sullo Ius Soli, essendoci queste insuperabili divergenze tra le varie culture, crede sia il momento giusto per proporre determinate leggi?

M: Assolutamente no, se è vero che l’integrazione potrebbe essere un valido strumento contro i disordini è pure vero che bisogna crearne i presupposti. Oggi non ci sono, come dicevo prima bisogna superare alcuni ostacoli come la descolarizzazione delle bambine musulmane ed a tal proposito in tante abbiamo aderito allo sciopero della fame (quello vero, non quello a staffetta) che ha indetto la giornalista Souad Sbai contro appunto lo Ius Soli e per le bimbe immigrate che non frequentano la scuola. 

Ha un appello quindi per le donne di tutta Italia che non si sentono tutelate o rappresentate?

M: Più che un appello è un invito, quello di fare rete: sentiamoci, parliamoci, comunichiamo. Oggi la difesa delle donne è diventata strumentale alla politica, siamo spesso avvilite da dichiarazioni e dal doppiopesismo ipocrita di chi vorrebbe rappresentarci all’interno delle Istituzioni e delle Associazioni. Nessuno ha intenzione di capirci, solo di sfruttarci, ecco perché è arrivato il momento di alzare la testa e farlo tutte insieme.

Christian Carbone 

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