Intestazione fittizia di beni a Reggio Calabria, un arresto e sequestro Caffè Equs

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I Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, al termine di complesse indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione all’”Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e contestuale decreto di sequestro preventivo”, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di due soggetti reggini: SICLARI Matteo, di anni 50, e SAPONE Antonella, di anni 25, rispettivamente zio e nipote. Per l’uomo sono scattati gli arresti domiciliari, mentre la giovane donna è stata sottoposta alla duplice misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Roma, ove la stessa attualmente abita, e dell’obbligo di presentazione alla P.G. una volta a settimana.

I due sono indagati del reato di trasferimento fraudolento di valori in concorso poiché, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, il SICLARI attribuiva fittiziamente alla nipote SAPONE Antonella la formale titolarità del “Caffè Equs”, sito nelle vicinanze della Stazione ferroviaria Centrale di Reggio Calabria.

L’indagine, svolta dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Reggio Calabria, ha permesso di accertare con meticolosa precisione la totale gestione – in una prima fase quale co-titolare di fatto con il cognato e successivamente quale titolare in via esclusiva – dell’esercizio commerciale da parte di SICLARI Matteo, soggetto condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso, in quanto ritenuto affiliato alla cosca Alampi, attiva sul territorio reggino nella zona di Trunca e Rosario Valanidi. Il SICLARI, avvalendosi della copertura formale fornitagli dalla nipote, Antonella Sapone, alla quale il bar risulta intestato, dall’aprile 2013 ad oggi ha svolto il ruolo di dominus sostanziale dell’impresa, incamerando gli utili proventi dall’attività economica svolta e dall’incremento di valore dell’azienda gestita.

Tra i beni oggetto del sequestro preventivo figurano complessivamente: l’esercizio commerciale oggetto di indagine, le quote di minoranza di un famoso ristorante del centro reggino, nonché diversi conti correnti e titoli di credito di proprietà degli indagati, per un valore complessivo stimato superiore ai 400 mila euro.

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