Riceviamo e pubblichiamo
Il crollo del ponte progettato dall’ing. Morandi a Genova, realizzato nel 1967, è davvero una lezione fin troppo severa, ma dalla quale è quanto mai necessario trarne i dovuti insegnamenti per fare in modo che simili tragedie non debbano ripetersi.
Ritenere il collasso strutturale imputabile ad un errore di progettazione è frutto di analisi estremamente superficiali, atteso che un’opera di quella fattispecie ha assolto il suo dovere per 50 anni, nonostante carichi di esercizio estremamente gravosi e prolungati nel tempo. Tuttavia sfugge ai più – sopratutto ai “tecnici” dell’ultim’ora che nulla hanno a cha fare con l’ingegneria, ma avidi di visibilità mediatica – il fatto che qualsiasi struttura ha una sua vita dinamica, si comporta come una una macchina soggetta a degrado e usura nel tempo, e che per farla funzionare correttamente ha bisogno di cura e manutenzione, sopratutto se avanti negli anni.
Il problema della vetustà del patrimonio edilizio è un problema che negli anni a venire avrà una evidenza sempre maggiore, e riguarderà non solo le grandi opere infrastrutturali, ma anche le nostre abitazioni rispetto alle quali abbiamo le stesse responsabilità che hanno i gestori delle opere oggi sotto accusa.
Come ingegneri abbiamo il compito di sensibilizzare la politica, le istituzioni, i cittadini, su questa problematica e suggerire soluzioni non solo tecniche ma anche legislative e programmatiche di lungo periodo. Questo è quello che faremo come abbiamo sempre fatto, anche di recente, nella concertazione di norme regionali che consentano procedure rapide per la definizione dei procedimenti edilizi. Uno dei problemi reali, in questa triste storia del ponte di Genova, è infatti il tempo trascorso tra la programmazione degli interventi di retrofit strutturale e l’attuazione degli stessi.
Lo snellimento delle procedure amministrative è fondamentale così come lo è la questione delle competenze che, in campo strutturale, oggi sono sempre più specialistiche.
Noi ingegneri siamo pronti a queste sfide che fanno già parte del presente, ma occorre che le istituzioni accettino un confronto serio, diretto e approfondito ormai non più procrastinabile.
Ing Gallo
Presidente Ordine Ingegneri Cosenza