La politica gattopardesca, e la Piana immobile

22

Editoriale del Direttore Responsabile di Terra di Mezzo Domenico Mammola

La crisi non dà scampo, i calabresi emigrano, e la politica pensa a mantenere gli ultimi posti di potere. Nella più immutabile delle regioni italiane, nel sud del sud, si continua a stare male. Nella Piana la curva demografica indica un costante decremento, l’età media si alza perché i giovani vanno via, e non bastano le braccia degli immigrati a tenere su le aziende agricole e le imprese edili. Siamo quasi vicini al punto di non ritorno, considerando anche che in dieci anni i buchi dei bilanci dei comuni sono cresciuti e tra tagli governativi e mala gestio delle risorse economiche non ci sono più fondi per le politiche sociali. Le elezioni regionali, che arriveranno il 23 novembre, s’incastreranno nel periodo peggiore dal secondo dopoguerra. Solo che allora si usciva da una guerra e si guardava al futuro, oggi non si vede la luce in fondo al tunnel. Il problema vero è che non si vede, all’orizzonte, una svolta, un segnale da parte della nuova classe dirigente che indichi il cambio di rotta. Le prossime regionali appaiono come l’ultima e forsennata corsa alla poltrona. Ed è presto spiegato perché. Le elezioni nazionali appaiono molto lontane, e con una riforma del Senato che potrebbe andare in porto, le poltrone calabresi si ridurrebbero a 20 eletti alla Camera. Il crack demografico calabrese ha portato la contrazione del consiglio regionale, sicché da 50 consiglieri regionali si passerà a 30. Le provincie non ci sono più, o meglio non ci sono eletti e non ci sono stipendi. E allora il 23 novembre prossimo sarà per molti l’ultima chiamata, l’ultima occasione per guadagnare un posto al sole ed un solido assegno mensile. E’ probabile che in questo mesetto scarso di campagna elettorale le strade della Piana, ed i muri, si rianimeranno, verrà gente a stringere le mani ed offrire caffè. Addirittura è possibile che le sezioni di partito riaprano i battenti e discutano di sanità, di agricoltura in ginocchio, di politiche di immigrazione, dei disoccupati che sovrastano in numero gli occupati, dell’emigrazione giovanile verso il nord. Tranquilli, durerà appena qualche settimana, dopo aver messo la crocetta sul simbolo e scritto la preferenza, tutto si cristallizzerà. I nostri ragazzi torneranno ad emigrare, le nostre campagne a spopolarsi, riavremo i migranti, poveri e disperati, ammassati nelle strutture di accoglienza, e la mafia sarà colpita dalla magistratura ma mai avversata dalla politica. Tornerà la Piana di sempre, dei politici che non offrono più il caffè, che si inabisseranno per altri 5 anni. Tutto immobile, tutto pronto per un futuro cambiamento. Sì un cambiamento necessario affinché rimanga tutto uguale.

Articolo precedente A noi le valigie di cartone, ad altri la costosa accoglienza
Articolo successivoSognando Hollywood… giovani in cerca di successo, ma attenzione ai falsi modelli. Da Gioia Tauro a New York, la semplicità di Peppino Fumo incanta il cinema