Lectio magistralis di Lucano in una scuola reggina ma alle domande del cronista scatta la censura

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Riceviamo e pubblichiamo 

Ci sono domande che si possono fare, altre no e guai ad insistere. Ci sono persone e situazioni che si possono smascherare con la forza degli argomenti a volte, in altre con semplici ragionamenti di buonsenso.

Ci sono tasti delicati, melmosi e che puzzano di marcio lontano mille miglia, ma per alcuni non è il caso di soffermarsi pena il linciaggio, quantomeno verbale se non fisico.

Più o meno quello che è accaduto stamattina a Reggio Calabria all’interno dell’Istituto superiore “Panella-Vallauri”, dove tra tante polemiche sollevate nei giorni precedenti sull’opportunità o meno di ospitare il sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano, era presente lo stesso, nell’ambito di un progetto scolastico dedicato alla legalità.

Ma andiamo al fatto; un cronista, Luigi Palamara, è andato con la massima educazione e professionalità a chiedere al diretto interessato lumi sulla vicenda, dopo che sul web era montato il caso sull’intera vicenda che aveva visto protagonista l’istituto scolastico reggino, la sua dirigente e gli inconsapevoli studenti.

Anzitutto la cosa più genuina, ovvero la risposta del già sindaco di Riace: << Mi hanno invitato loro>>. Esatto! Una lancia a favore del simbolo dell’accoglienza, la spezziamo noi stavolta. Siamo sicuri che il tour de force, fatto di inviti e comparsate in ogni angolo della Penisola, sia davvero pensiero di questa persona, tutto sommato semplice e alle volte in buona fede? A noi sorge sempre di più il dubbio che Lucano sia passivamente finito in un vortice mediatico che, suo malgrado, lo deve vedere continuo protagonista del dibattito squisitamente politico pro-contro immigrazione, pro-contro Salvini, etc.

Ci sono organismi di una certa rilevanza dietro di lui; non solo partiti, coop, intellettuali di lieve-alta incidenza radical chic, men che meno i suoi paesani e suoi ospiti. C’è di più e lo “spettacolo” deve andare avanti. << Mi hanno invitato>>, ammette quindi uno stanco “Mimmo il curdo”. C’è tanto di più dietro la bella favola di Riace e quella robustissima rete che a volte agisce come una gioiosa macchina da guerra, come quando in men che non si dica, si riuscì a mobilitare centinaia di persone per andare ad acclamare Lucano nelle primissime fasi successive al suo arresto. Una rete fatta più di aziende editoriali e lobby dell’accoglienza che di persone, forte di pullman presi a noleggio, ma dal trasporto gratuito, per tutti coloro che vollero essere presenti a ottobre scorso sotto la casa di Lucano, dove una regia mobile riprendeva da più lati, persino dal cielo, mentre lo stesso salutava, a pugno rigorosamente chiuso, la folla acclamante. C’è una regia dietro Riace e forse Mimmo Lucano è solo un attore inconsapevole della parte assegnatagli.

Ma torniamo al video girato da Luigi Palamara per la testata online l’Arciere. Le immagini, ma soprattutto l’audio, sono illuminanti in alcuni passaggi. Lucano, seduto al tavolo accanto alla dirigente Anna Nucera e ad altre persone, nel concludere il suo intervento accenna al ministro Salvini, sottolineando,  a suo parere, l’incompatibilità fra l’essere cristiani e votare Salvini. La persona che gli sta alla sua destra, microfono in mano, ironizza solo a sentire il nome dell’attuale ministro dell’Interno, ma dalla platea, assieme a qualche applauso non troppo convinto, si rumoreggia. L’imbarazzo è evidente, l’ideologia è entrata in aula e si prova subito a smorzare, comunicando ad alta voce che non si vuole parlare di politica. Si chiude il dibattito, ma non appena il cronista si avvicina a Lucano per porre delle domande, assolutamente legittime e non offensive, scatta l’intervento della preside dell’istituto e soprattutto di un docente (almeno a sentire le parole dell’individuo stesso). Con fare deciso, il signore piuttosto anziano interrompe – quindi disturba – l’intervistatore, a suo dire non corretto dal punto di vista professionale nell’aver posto una semplicissima domanda sull’opportunità o meno di intervenire in un pubblico dibattito, ripetiamo, avendo Lucano sulla testa una pesante spada di Damocle, quali pesanti accuse e l’applicazione di una misura cautelare di un certo rilievo, come il divieto dimora. Una domanda che avrebbero posto a Lucano almeno una trentina di milioni di italiani al posto del buon Palamara. Ed invece, accade l’inverosimile. L’insegnante sbraita, accusa di scarsa professionalità il giornalista, blatera di deontologia, in pratica interrompe il servizio giornalistico in nome di una sorta di lesa maestà compiuta. A questo punto interviene la dirigente Nucera (un passato nel Partito comunista e un presente da assessore nella giunta reggina guidata dal sindaco Falcomatà che di recente ha fatto gruppo con i dissidenti e più illustri De Magistris e Orlando) che invita con modi molto spicci il giornalista ad abbandonare la sala e allo stesso tempo allontana il suo docente, esortandolo a evitare strumentalizzazioni. Stop delle riprese e fuori dalla scuola. Davvero una brutta pagina oggi, per la democrazia e per lo storico istituto scolastico reggino.

 

 

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