Sconcertante l’articolo apparso su La Stampa di oggi. secondo il quale vi sarebbe un legame tra Isis e la ‘Ndrangheta. La base di tutto sarebbe Gioia Tauro, dove avverrebbe lo smistamento di reperti archeologici saccheggiati e arrivati da Sirte al porto di Gioia. Gli islamisti li scambierebbero con kalashnikov e Rpg anticarro, armi in arrivo dalla Moldavia e Ucraina. Mediatori e venditori apparterrebbero alla famiglia di ‘ndrangheta di Lamezia e alla camorra campana. Il giornalista, Domenico Quirico, che a suo tempo fu vittima di sequestro in zone di guerra, racconta di un appuntamento, nei pressi di una costruzione adibita a laboratorio di macelleria, infatti “appesi ai ganci pendevano salumi e animali”. Qui avrebbero offerto al possibile acquirente, lo stesso giornalista spacciatosi per un ricco collezionista torinese in cerca di oggetti delle colonie greche e romane d’Africa, i reperti archeologici, in cambio di molto denaro.
“Armi in cambio di statue, anfore, urne: funziona così… Il materiale arriva a Gioia Tauro, una volta era qui a Napoli, poi qualcosa è cambiato. Adesso ci sono problemi, tanti problemi con questi migranti di merda, il mare della Libia è pieno di flotte, controlli, polizie. Volete reperti del Medio Oriente? Ci sono anche quelli ma i prezzi sono molto molto più cari e dovreste andare a trattare direttamente a Gioia Tauro… E non ve lo consiglio….”