Ho esitato a lungo prima di scrivere, per maturare meglio la mia emozione iniziale e verificarne fondatezza e profondità.
Le mie perplessità sono state, però, presto sciolte dalle parole di vicinanza del Vescovo Monsignor Milito e da questo clima montante di contrapposizioni muscolari, più utile a stimolare adrenalina e meno adeguato a sollecitare riflessioni.
Davanti a questa ondata di intolleranza e di egoismo che attraversa l’Europa, dove ha generato le più gravi tragedie della storia, il peccato più imperdonabile sarebbe l’indifferenza o, davanti all’incendio, l’attesa passiva di chi guarda a distanza.
Questo clima di semplificazione rabbiosa, di supremazia darwinista, lo respiriamo quotidianamente anche nella nostra realtà di San Ferdinando che ci vede impegnati a tentare di governare con equilibrio e umanità gli effetti di un fenomeno migratorio che abbiamo ereditato e le cui dinamiche, tuttavia, abbiamo il dovere di controllare e dirigere.
Nel disimpegnare questo compito siamo anche consapevoli di pagare un tributo al disprezzo e al livore di quanti (inconsapevolmente?) dimenticano Cristo e si allontanano dai valori della civiltà.
Questo clima di diffusa ostilità è anche il risultato della inadeguatezza di una classe dirigente nazionale ed europea che, responsabile degli sconvolgimenti geopolitici del continente africano, non sa governare gli effetti delle sue politiche di potenza e di predazione.
Trovandosi davanti a fenomeni nuovi, densi di implicazioni culturali, l’Europa è incapace di comprendere i sentimenti di paura e i bisogni di rassicurazione; incapace, altresì, di definire una strategia efficace di cooperazione e di coraggiosa apertura verso le dinamiche di un mondo che cambia rapidamente.
Sembra ripetersi, oggi, la stessa ottusa ferocia dei signori medievali che durante gli assedi, per prolungare anche solo di pochi giorni i loro privilegi, si liberavano di bocche da sfamare consegnando donne e bambini alla soldataglia assediante.
Allo stesso modo, oggi, si innalzano muri, si scavano fossati e si costruiscono gabbie distogliendo presto lo sguardo dal corpicino di Aylan, gelidamente cullato dalle indifferenti acque mediterranee.
Davanti a questo scenario di inquietante e pericolosa complessità, che testimonia l’avvio di una regressione morale e demolisce i valori fondativi della nostra civiltà, è doveroso assumere una posizione netta e priva di sfumature o di distinguo, liberando l’anima da timidezze o esitazioni.
E’ questo il momento di schierarsi dalla parte della civiltà e della vita e opporsi alla barbarie e al turpiloquio reclamando una politica che sappia coniugare la concretezza delle decisioni con le idealità e i valori dell’uomo.
Alla intelligenza di tutti rappresento tale incandescenza, confidando che la solitudine diventi partecipazione e il grido isolato si trasformi in narrazione e storia; una narrazione capace, in questa delicata fase storica, di operare una sensibilizzazione fino al dolore delle coscienze di donne e uomini di buona volontà.
Andrea Tripodi
Sindaco
Comune di San Ferdinando
25 giugno 2018