Libera Vox, #Boicottiamol’ignoranza

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“ [..]tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica? Procreare deve essere un atto d’amore.” E poi “Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia.”
Questi sono i passaggi salienti del “Dolce” pensiero, tratti da un’intervista dello stilista al magazine Panorama. Al netto delle diatribe da scuola media tra i vari personaggi illustri, a colpi di hashtag e roghi di capi di abbigliamento della famosa griffe, i pensieri espressi da Domenico Dolce sono del tutto legittimi ma per molti aspetti non condivisibili, perché non adeguatamente argomentati.
Prima che vi parta random un #JesuisCharlie e mi ricordiate quanto è bello esprimere liberamente la propria opinione, rilassatevi. In un Paese dove ai Salvini, Giovanardi, Santanchè ,Gasparri ,Razzi viene riconosciuto il sacrosanto diritto di dire boiate, vogliamo negarlo al gaio stilista folgorato sulla via del demascato?
Punto primo: leggendo i “figli della chimica” credevo si riferisse ad una nuova accolita professante il culto di Marja , ma purtroppo per me mi sbagliavo. E’ vero, procreare deve essere un atto d’amore, ma non riesco a capire come si ponga in antitesi con l’avere un figlio tramite fecondazione medicalmente assistita. Come la stessa Corte Costituzionale ha riconosciuto, “ogni coppia ha diritto ad avere dei figli perché rientra nell’alveo della fondamentale libertà di autodeterminarsi”, smontando quella legge 40 del 2004 che vietava alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione eterologa. Grazie alla “chimica” vengono salvate milioni di vite al giorno, viene dato un sorriso a chi per anni ha dovuto camminare con uno zaino di massi sul groppone.
“Se non c’è vuol dire che non ci deve essere”: in sintesi, se hai la sfortuna di nascere sterile, ma vorresti coronare il sogno di diventare genitore, mi dispiace per te, attaccati. Pensiero stupendo.
In secondo luogo, c’è la sconcertante scoperta che biologicamente un uomo non può portare in grembo un bambino. A meno che non ti chiami Thomas Beatie, solitamente è così Domenico.
Ma il momento tantrico viene raggiunto nelle stanze vaticane, dai porporati proni sulle tastiere, che si stropicciano gli occhi e non credono a quello che il sodomita sta dicendo: “ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia”. La “famigghia” tradizionale come emanazione della Sacra Famiglia. Si certo, “e poi, in fondo Gesù aveva due padri e non mi sembra sia cresciuto così male”, chiosa genialmente Sebastiano Mauri ne “Il giorno più felice della mia vita”, libro di cui ne consiglio la lettura.
Mettiamo i puntini sulle i: in natura, il concetto di famiglia non esiste. La famiglia è un istituto, una formazione sociale tanto quanto il matrimonio. In quanto tali, non sono realtà immutabili: se fosse cosi, oggi avremmo una donna proprietà privata del marito, ad esempio. Con buona pace dei followers del modello unico e tradizionale di famiglia, i nostri Costituenti e la Corte Costituzionale hanno elaborato un concetto di famiglia che muta con l’evoluzione dei contesti sociali e dei costumi e che mette al centro le singole persone con  il loro diritto di essere se stessi. La disapprovazione etica, il disgusto che suscita nella “maggioranza” vedere forme di amore diverso da quello comune (non normale), non possono essere parametri o pretesto per comprimere la libertà di scegliere come condurre la propria vita. La legge non può rimanere sorda ai mutamenti sociali ed alla tutela di tutti i suoi consociati, non può esimersi dal tutelare la dignità della persona, la libertà, l’eguaglianza e la pari dignità sociale.
E’ grottesco come i maggiori sponsor della tolleranza, del “vi rispettiamo, ma scordatevi diritti e bambini”, siano coloro che fanno parte di associazioni religiose, che più di tutti gli altri dovrebbero comprendere cosa vuol dire essere perseguitati, derisi, privi di libertà di manifestare all’esterno lo sviluppo della propria persona improntata sulla fede.
Parafrasando il pensiero della scrittrice Martha Nussbaum, la difesa della libertà di religione sarebbe stata nulla se si fosse fermata ad una mera astensione dal perseguitare, lì dove non fosse stato anche assicurato il diritto a ciascuno di poter vivere la propria fede in privato ed in pubblico.
Perché dovrebbe essere diverso per la libertà di orientamento sessuale?
Il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, dei nuovi modelli di famiglia, non è una moda né tantomeno un simbolo.
Significa trovare protezione per la propria autodeterminazione personale ed affettiva, significa partecipare degnamente a pieno nel processo di sviluppo e costruzione della comunità.
In quattro parole: significa diritto alla felicità.
Francesco De Bartolo

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