Magarò: festività mercificate

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«Anche nella giornata del Primo Maggio ci saranno, in Calabria come nel resto del Paese, centinaia di persone impiegate nella grande distribuzione che trascorreranno la giornata sul posto di lavoro.

C’è chi sostiene che i centri commerciali siano la nuova piazza dove le persone si incontrano nel tempo libero. Io dico che sarebbe meglio trascorrere le domeniche e le giornate festive in compagnia della famiglia, degli amici, in Sila, sull’Aspromonte, sulle nostre coste, nei nostri centri storici».

Lo afferma in una nota Salvatore Magarò, consigliere regionale della Calabria e Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta che, al riguardo, ha depositato ieri una proposta di provvedimento amministrativo per sostenere un referendum abrogativo delle norme nazionali contenute nel cosiddetto decreto Salva Italia che hanno sancito la liberalizzazione dei giorni e degli orari di apertura delle attività commerciali.

«Sulla materia diversi altri consigli regionali hanno già deliberato o stanno per deliberare, a norma dell’art. 75  della  Costituzione  che  prevede  l’indizione  di  una  consultazione  popolare  per ottenere l’abrogazione totale o parziale di una legge, quando a richiederlo siano almeno cinque consigli regionali. Mi risulta che una procedura analoga sia stata avviata tra l’altro dalle regioni Abruzzo, Veneto, Emilia Romagna e Toscana.

Penso – ha aggiunto Magarò – che nella giornata del Primo Maggio, in cui si riflette, tra l’altro, anche sulle condizioni di molti lavoratori, in alcuni casi sottopagati, precari o a nero, non si debba restare indifferenti di fronte agli effetti che scaturiscono da una liberalizzazione selvaggia che, di fatto, sui territori, si traduce in deregulation.

Già i Vescovi italiani si erano criticamente espressi nelle scorse settimane, in merito ai rischi sociali delle aperture indiscriminate degli esercizi commerciali, critiche che ho sostenuto con convinzione ed anche con alcune iniziative pubbliche.

Peraltro, ritengo che la liberalizzazione non incentiva né rilancia i consumi, depressi non per mancanza di tempo per gli acquisti, ma per il generale impoverimento dei consumatori.

Il rischio quindi, è che la mercificazione dei giorni festivi finisca col disgregare il nostro tessuto sociale, perché in discussione non ci sono solo gli equilibri economici ma anche quelli delle famiglie e degli individui.

In questa ottica io sto al fianco dei lavoratori che avrebbero il desiderio di condividere le festività con i propri cari, in particolare i figli, e che sono costretti dalla necessità a sacrificare la domenica. E’ inaccettabile che il lavoro da strumento di dignità si trasformi in strumento di ricatto.

Il valore del rispetto della persona umana – ha concluso Magarò – è un dovere civico prima ancora che etico o religioso. Ritengo quindi sia indispensabile tutelare gli spazi e i tempi in cui più agevolmente si svolgono le relazioni parentali e i legami affettivi, anche al fine di interrompere la disgregazione sociale a cui stiamo assistendo».

 

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