Il Consigliere regionale del PD calabrese Mario Maiolo interviene nel dibattito innescato dall’articolo di Galli della Loggia, pubblicato lo scorso 20 Luglio sulle pagine del Corriere della Sera e ripreso, su quelle stesse pagine, da Pippo Callipo oggi, 3 Agosto:
«Un lettore esterno alle vicende calabresi potrebbe essere tentato di esprimere totale accordo con le parole crude e di dura condanna pronunciate prima da Ernesto Galli della Loggia e, oggi, da Pippo Callipo.
Quest’ultimo afferma con decisione l’esistenza di una “imprenditoria sana” presente in Calabria, avversata e osteggiata dalla criminalità organizzata e dai “prenditori”, un termine più che mai evocativo per dipingere quello spaventoso connubio tra imprenditorialità e malaffare che costituisce il cancro del nostro Mezzogiorno.
Ma, soprattutto, ciò che apprezzo dell’intervento di Pippo Callipo, il suo accento necessario sulla messa in discussione “del nostro essere cittadini europei”: un concetto sul quale si fondano le mie ormai innumerevoli battaglie su una gestione corretta dei Fondi europei di sviluppo regionale e sulla necessità della Programmazione.
D’accordo quindi con Callipo, ma fino a un certo punto. Infatti, la solita saldatura tra pregiudizio e negatività rischia di generare, ancora una volta, visioni distorte della Calabria e, in modo sommario, della sua classe dirigente.
Callipo richiama la sua esperienza del 2010, esperienza sicuramente positiva nata e interrottasi purtroppo a ridosso della campagna elettorale ma che, di fatto, per una valutazione complessiva non accorta, è risultata inutilmente divisiva e ha dato ulteriore certezza alla disastrosa vittoria di Scopelliti. Non solo, ma non ha prodotto alcun tentativo efficace di interloquire positivamente con le realtà partitiche che potevano, con una sana sintesi, produrre un esito meno esiziale di quella vicenda elettorale. Com’è sistematicamente provato, fare “di tutta l’erba un fascio” non è utile né costruisce esiti positivi. Anche Pippo Callipo ha avuto esperienze dirigenziali di primo in Calabria, ricoprendo egregiamente il ruolo di Presidente di Confindustria, portando avanti battaglie di legalità con efficacia e visibilità ma, come ben sa, all’interno del sistema da lui rappresentato, anche nel suo periodo di governo, erano evidenti in alcune imprese segni della collusione ‘ndranghetista. Non per questo bisognava criminalizzare il sistema Confindustria, anzi ci siamo schierati a sostegno della parte “buona” e tentato di promuovere le imprese calabresi positive.
Forse egli, ragionevolmente preoccupato per le sorti della nostra Regione, si è lasciato prendere dalle parole crude di Galli della Loggia laddove l’editorialista del Corriere della Sera definisce la classe politica calabrese caratterizzata da “scarso senso civico, scarsa onestà e scarsa preparazione”.
E’ vero, è necessario costruire una classe dirigente che sia all’altezza del compito di riconsegnare la Calabria nelle mani della legalità e dello sviluppo.
Così come concordo sul fatto che, a oggi, non è possibile evidenziare un ruolo positivo ed effettivamente incisivo del Partito Democratico nazionale e regionale sulla situazione calabrese.
Ma è un errore sottacere degli enormi sforzi condotti da una parte di quella classe politica, cui mi sento orgogliosamente di appartenere, che lavora da anni, dall’interno, per promuovere un’Alleanza democratica tra una politica profondamente rinnovata e società civile, sindacati, associazioni e cittadini per porre fine a questa stagione di prolungata perdita di prestigio e affidabilità presso l’Europa e recuperare credibilità e fiducia da parte dei cittadini calabresi.
Molto spesso la stanchezza, la preoccupazione e le alterne vicende elettorali rischiano di oscurare il senso profondo del fare politica scivolando in una sterile contrapposizione in cui “destra” e “sinistra”, “vecchio” e “nuovo” sono accomunati e confusi in un populismo di maniera. Tutto ciò costituisce un limite per chi, onestamente e con coraggio, si pone come interlocutore della sana politica e della società civile in questa Regione.
Occorre, pertanto, continuare a lavorare con maggiore incisività, sapendo che la risposta deve venire dalle forze positive della Calabria, certamente non lasciate sole, certamente appellandosi al Renzi di turno ma avendo sempre ben presente il limite degli interventi esterni che rischiano di rivelarsi addirittura controproducenti se non in sintonia con un autentico impulso locale al riscatto.
Sono profondamente convinto che esistano due categorie che descrivono bene l’attuale situazione nella nostra terra: come ho più volte avuto modo di affermare esistono i “nemici”e gli “amici” della Calabria. Questi ultimi sono, a prescindere dalla collocazione politica, proprio quegli imprenditori onesti, quelle istituzioni virtuose, gli uomini impegnati, anche in politica, che si battono per la legalità e per tutelare i diritti dei cittadini cui lo stesso Callipo fa riferimento con l’espressione “società civile”: insieme essi devono lavorare per recuperare un dialogo con l’Europa, un dialogo che dia voce ai calabresi che hanno diritto a beneficiare di tutte le opportunità concesse dalla loro cittadinanza europea».