Non è più motivo di stupore quanto accaduto nel vibonese, dove un quindicenne ha ucciso a colpi di arma da fuoco un coetaneo, perché la società in cui vivono ha finito per normalizzare la violenza, quale mezzo di risoluzione delle diatribe anche più futili”.
E’ quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria.
“Ciò che, però, caratterizza questo omicidio, rispetto ad un episodio similare che ormai accade sempre più spesso in tutte le latitudini e longitudini, è la facilità di accesso ad un’arma da fuoco – evidenzia Marziale – perché, se è vero che l’uccisore appartiene ad una famiglia compromessa con il crimine organizzato, allora tutto diventa molto più chiaro e acquisisce contorni più gravi”.
Per il Garante: “Dinanzi a questo episodio non posso che provare intimo dolore e guardare all’allontanamento dei minorenni dai contesti familiari mafiosi come rimedio preventivo, che partendo dal Presidente del Tribunale dei Minorenni Roberto Di Bella, da Reggio Calabria, va viepiùespandendosi grazie alla collaborazione ed alla richiesta di madri consapevoli, che vogliono porre in salvo i propri figli, preservandoli da un futuro segnato dalla cultura della morte e non della vita”