Maxi operazione contro la Mafia, sgominata la Nuova Cupola

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Oltre 500 i carabinieri dalle prime luci dell’alba hanno dato esecuzione ad  una vasta operazione antimafia a Bagheria, in provincia di Palermo,  arrestando 31 persone tra capi e gregari della nuova Cupola, definita “Direttorio”, in cui boss palermitani e dei paesi della provincia sono alleati per essere sempre più forti, per comandare tutto e decidere su tutti.

In particolare è stato smantellato il mandamento di Bagheria, una storica roccaforte di Cosa nostra, che comprende le famiglie di Villabate, Ficarazzi, Casteldaccia, Altavilla Milicia. Gli inquirenti hanno altresì accertato l’esistenza di un vertice strategico, detto in gergo “la testa dell’acqua”, al quale doveva obbedienza anche il reggente operativo del mandamento.

I 31 fermati rispondono  a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina, detenzione illecita di armi da fuoco e danneggiamento a seguito di incendio.

Le indagini avrebbero consentito di accertare l’esistenza di un summit di mafia organizzato nel febbraio 2011 a Villa Pensabene. Sarebbe stato Giulio Caporrimo, reggente di San Lorenzo, a convocare il direttorio provinciale. Dopo il suo arresto, a comandare sarebbe stato Alessandro D’Ambrogio, boss di Porta Nuova, finito in carcere. Al suo posto poi ci sarebbe stato Tommaso Lo Presti, della cosca di Porta Nuova, finito in manette un mese e mezzo fa. Fondamentale nelle indagini il ruolo dei collaboratori di giustizia Sergio Flamia e Giuseppe Carbone. 

 Tra i fermati figurano Nicolò Greco, “la testa dell’acqua”, fratello di Leonardo già capo della mafia di Bagheria, e Giuseppe Di Fiore, suo braccio operativo, Giuseppe Comparetto, uomo d’onore di Villabate, ed Emanuele Modica, di Casteldaccia, affiliato alla mafia canadese, che nel 2004 riuscì a sfuggire ad un agguato mortale a Montreal. Modica sarebbe di nuovo finito nel mirino nei della guerra costata la vita ai narcos canadesi Juan Ramon Fernandez e Fernando Pimentel. Dell’elenco fa parte anche Emanuele Cecala, di Caccamo. A Modica e Cecala gli investigatori attribuiscono l’omicidio di Canu, il 27 gennaio 2006, che si era permesso di chiedere il pizzo senza le “preventive autorizzazioni”. Un’attività simile a quella di Nicasio Salerno che rubava senza “permessi”, come in un casolare a Finale di Pollina, mentre stava portando via attrezzi agricoli. Del tentato omicidio, avvenuto sempre a Caccamo il 23 agosto 2005, è accusato Cecala.

In manette sono finiti anche Antonino Messicati Vitale, rientrato in Italia da pochi mesi, dopo una breve latitanza a Bali, dove era stato individuato e arrestato e scarcerato per un cavillo; Giuseppe Di Fiore, Giovanni Pietro Flamia, Salvatore Lo Piparo, Giovanni Di Salvo.

Dalle indagini sono state anche documentate 44 estorsioni, quattro danneggiamenti a seguito di incendio, una rapina e una tentata rapina. Quattro i progetti di rapina sventati grazie all’intervento dei carabinieri.

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