Migranti e migranti

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Le notizie di cronaca degli ultimi mesi sono tristemente note per le vicende dei popoli migranti che lasciano la loro terra per cercare non fortuna, come fanno i nostri ragazzi che partono all’estero in cerca di lavoro, ma una speranza di vita. Si tratta di due condizioni accomunate solo dal fatto di essere partiti per terre che non sono le proprie. Nel primo caso però parliamo non solo di ragazzi, ma di adulti, bambini e anziani che partono con l’indispensabile indosso, con il denaro contato per pagarsi il passaggio incerto in mare, con pochi indumenti e un bagaglio diviso a metà tra esperienze drammatiche e speranze per il futuro.

I giovani italiani, invece, sebbene vivano una condizione di grave disagio sociale per via della mancanza di lavoro, hanno comunque la possibilità di partire alla ricerca di una condizione migliore con un po’ di organizzazione alle spalle. Possono portarsi del denaro dopo aver fatto un confronto carte prepagate e scelto quella più adatta, così da non correre rischi con del contante, e soprattutto possono contare su una famiglia nel loro Paese.

Ma non è tanto una situazione da mettere a confronto quanto gli stati d’animo con cui i nostri ragazzi e questi migranti affrontano il viaggio, sebbene per entrambi i casi si tratti di una fuga. Ma l’Italia, piaccia o no, accoglie con una mano, e lascia scappare con l’altra.

Epperò come si fa a gestire questa mole di persone, quelle in entrata s’intende. Come si può garantire a tutti la giusta assistenza e la possibilità di raggiungere la meta prefissata? Gli arrivi sono sempre più intensi, l’ultimo quello di Reggio Calabria di oggi, con la nave Dattilo che dovrebbe far sbarcare oltre 700 migranti di cui una ventina minorenni. Sebbene le operazioni di primo soccorso e di coordinazione siano già pronte, non manca una certa concitazione.

Dopo lo sbarco, come da prassi, i migranti vengono sottoposti alle prime cure sanitarie e ai controlli effettuati dal personale medico. Successivamente vengono assistiti, quindi viene offerto loro cambio pulito, cibo e conforto. Ovviamente per chi gestisce e coordina queste situazioni non è facile, non quanto lo è cadere in demagogia spicciola e luoghicomuni privi di buonsenso. D’altro canto però non si può nemmeno biasimare il crescente disagio da parte della popolazione che vive nelle località più provate da questo fenomeno.

 

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