Reggio Calabria – “Se la legge di Stabilità non venisse modificata, ciò si tradurrebbe in meno diritti e meno tutele per tutti cittadini, non solo lavoratori e pensionati”. Con queste parole, i rappresentanti del Cepa (Inca, Inas, Ital e Acli), oggi presenti in tre presidi (Reggio C., Siderno e Gioia T.), spiegano – in occasione della Mobilitazione nazionale dei Patronati – perché si oppongono alla norma governativa.
“Ciò vorrebbe dire – specificano – una riduzione consistente delle risorse destinate alla tutela individuale, che è garantita dal sistema patronati, in virtù di una legge dello Stato (n.152/2001), nel rispetto dell’articolo 38 della costituzione”.
Oggi, a Reggio Calabria (piazza San Giorgio al corso), Siderno (centro commerciale La Gru) e Gioia Tauro (centro commerciale Annunziata) gli operatori dei Patronati presidiano il territorio provinciale reggino per incontrare i cittadini e spiegare perché è stata avviata la petizione popolare (che in dieci giorni ha già raccolto oltre 110 mila firme di adesione): “Noi chiediamo una sostanziale modifica di questa misura governativa che consideriamo ingiusta, nonché socialmente ed economicamente insostenibile per milioni di famiglie italiane. Perché se tali tagli alle risorse dei Patronati venissero confermati, questi istituti, che difendono e promuovono i diritti previdenziali e socio-assistenziali, non potrebbero più garantire i servizi finora offerti”.
La norma rischia, infatti, di mettere in ginocchio la rete di solidarietà dei patronati che esiste da 70 anni e che fino a oggi ha contribuito a difendere e a promuovere diritti previdenziali e socio-assistenziali delle persone.
Per Inca, Inas, Ital e Acli, senza la rete dei patronati, a soffrirne sarà anche la stessa Pubblica amministrazione, sulla quale pesa la più volte richiamata operazione di spending review.
Inca, Inas, Ital e Acli hanno calcolato che – senza le strutture dei patronati – la pubblica amministrazione dovrebbe spendere 657 milioni di euro per garantire la stessa qualità e quantità delle pratiche istruite dai patronati.
Tutti i cittadini si troveranno a pagare, quindi, per un servizio che oggi è gratuito, con il rischio di dover rinunciare alle tutele previdenziali e assistenziali cui hanno diritto. L’uguaglianza di accesso ai diritti verrebbe meno: “Saremo nei nostri gazebo sino a stasera – aggiungono gli operatori -, per dire che si tratta di un’ennesima tassa occulta ai danni delle persone più deboli che saranno costrette, dietro pagamento, a rivolgersi al mercato selvaggio anche di sedicenti consulenti”.
“Sino a ora – concludono – la nostra iniziativa ha avuto un ampio riscontro. I cittadini sono con NOI. Hanno capito che lottiamo per difendere i Diritti di tutti”.
INCA CGIL
INAS CISL
ITALUIL
ACLI