Gay nella ‘ndrangheta? Certo. Si parla di questo, di quello, anche di qualche capo. Girano pettegolezzi, voci, ma si fa finta di niente. Uno l’hanno arrestato qualche mese fa. Tutta Archi (quartiere di Reggio Calabria dove risiedono le grandi famiglie del narcotraffico, ndr) sapeva che andava con i trans, ma nessuno l’ha mai cacciato». A parlare con Klaus Davi è un picciotto che racconta gli ultimi sviluppi di una delle più potenti mafie del mondo in termini di morale sessuale (video online al link https://youtu.be/TRgq0PPg7T0). Sembra una versione aggiornata del “Don’t ask don’t tell” di clintoniana memoria, quando nei primi anni novanta nell’esercito Usa i gay potevano arruolarsi a patto che non si dichiarassero. Cambia quindi la posizione della mafia sull’omosessualità e le motivazioni appaiono non scontate. «In questo momento lo Stato fa sul serio e ci sono stati un sacco di arresti, quindi si chiude anche un occhio su queste cose», aggiunge la persona intervistata da Davi. Tempo fa Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, aveva dichiarato in merito: «Nella ‘ndrangheta c’è più esternazione. I tempi sono cambiati».