Un’articolazione della ‘ndrangheta attiva prevalentemente a Torino, collegata con le strutture calabresi e dotata di propria autonomia e capacita’ d’azione”. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza d’arresto, eseguita stanotte tra Torino e la Calabria, di 20 persone affiliate alla ‘ndrangheta e ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, usura, traffico di droga e gestione di bische clandestine. “I componenti – si legge – si avvalevano della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omerta’ che ne derivava, per commettere reati, per acquistare in modo indiretto il controllo di attivita’ economiche e di autorizzazioni commerciali e per realizzare profitti e vantaggi economici ingiusti”.
Agli indagati sono, inoltre, contestati i reati di estorsione, usura, traffico di stupefacenti, detenzione di armi, gestione di luoghi per il gioco d’azzardo. I carabinieri del nucleo investigativo di Torino hanno eseguito 41 perquisizioni domiciliari, sequestrando 7 unita’ immobiliari, 6 automezzi, 11 rapporti bancari, 2 cassette di sicurezza, una licenza commerciale e 2 societa’ con tre sedi operative. Le indagini che hanno portato all’operazione “Big bang”, dal nome di uno dei locali gestiti dal sodalizio criminale, si sono sviluppate a partire dal giugno 2014, con sistemi tradizionali e senza il supporto di collaboratori di giustizia, monitorando l’attivita’ di traffico di stupefacenti organizzata dai fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, inizialmente detenuti perche’ arrestati l’8 giugno del 2011 nel corso dell’operazione “Minotauro”, accertando che gli indagati comunicavano tra di loro sia con i “pizzini”, subito distrutti subito dopo essere stati letti dai destinatari, sia con smartphone di ultima generazione. Le forze dell’ordine hanno intercettato oltre 263 mila telefonate. In particolare i due fratelli, considerati a Torino due padrini della ‘ndrangheta reggina, hanno assoldato pregiudicati, parenti e nuovi giovani emergenti, avviando attivita’ tipiche del controllo mafioso del territorio. Secondo le accuse, il gruppo familiare, intimidendo anche altri pregiudicati, ha sviluppato un consistente volume di attivita’ nel traffico di stupefacenti, ma soprattutto nelle estorsioni a imprenditori e a soggetti indebitati nelle case da gioco gestite dal gruppo stesso.
I proventi delle attivita’ illecite servivano per finanziare le operazioni criminali e garantire agli affiliati un livello di vita che dimostrasse a tutti il potere mafioso da loro raggiunto. Sono una ventina le vittime individuate dalle forze dell’ordine, nessuna delle quali ha denunciato i fatti. Nell’abitazione di una di esse, i criminali hanno recapitato addirittura una testa mozzata di maiale, con la minaccia che la prossima, qualora non avesse obbedito, sarebbe stata la sua. Nel corso delle precedenti attivita’ investigative, sono state arrestate 11 persone in flagranza di reato, sequestrati oltre 50 kg di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) ed e’ stata individuata una piantagione di marijuana. Per diversi mesi i carabinieri hanno filmato gli incontri quotidiani degli associati nel dehor di un bar, ritenuto la base operativa del gruppo, dove in pieno giorno gli indagati consegnavano il denaro estorto alle loro vittime. “L’auspicio – si legge in una nota diffusa dalla Procura di Torino – e’ che altre vittime di questi odiosi atti minatori trovino la forza di denunciare quanto subito, invitandoli ad assumere l’atteggiamento che rappresenta il solo modo di arrestare e vincere il diffondersi della cultura mafiosa anche in Piemonte”.
Agivano in pieno giorno, con estrema sfrontatezza, nel quartiere San Paolo di Torino, poco distante dal centro, ma erano pronti a espandersi nelle altre zone della cittá, chiedendo il pizzo e minacciando di morte le loro vittime, molte delle quali si erano indebitate con il gioco d’azzardo, oltre a tanti imprenditori e commercianti della zona. La cellula della ‘ndrangheta torinese sgominata la scorsa notte dai carabinieri, con 20 arresti tra Torino e la Calabria, si stava sviluppando rapidamente, assoldando nuove leve tra pregiudicati e incensurati e riuscendo a ricavare dall’attivitá illecita oltre 100 mila euro al mese. Ostentavano la loro forza, anche sfoggiando abiti e accessori di marca, e minacciavano di morte le loro vittime, nessuna delle quali ha avuto il coraggio di sporgere denuncia. Tutto ruotava intorno ai fratellli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, considerati a Torino i “padrini” della ‘ndrangheta reggina, che insieme agli affiliati si definivano i “padroni di Torino”.
“Purtroppo in Piemonte, a differenza di quanto avviene in Sicilia, non c’e’ stata nessuna denuncia – spiega il tenente colonnello dei carabinieri di Torino, Domenico Mascoli – Non e’ piu’ una mafia silente, ma aggressiva, che non ha paura di agire di giorno e in pieno centro e che sta cercando di conquistare senza esitazioni il nostro territorio”. (Agi)