Ndrangheta, Processo Luce nei Boschi. Chiesti oltre due secoli di carcere

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Più di due secoli di carcere sono stati richiesti, per i ventisette imputati, dal Pubblico Ministero della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Marisa Manzini nel processo “Luce nei boschi” che vede alla sbarra presunti affiliati alla ndrangheta delle Preserre vibonesi. Le pene più alte da parte della Procura del capoluogo calabrese nell’ambito del  processo “Luce nei boschi” che si sta celebrando innanzi al Tribunale di Vibo Valentia sono state richieste per i fratelli Bruno (28 anni) e Gaetano Emanuele (26 anni) accusati di associazione mafiosa (capi e promotori dell’omonimo clan), traffico di droga, estorsioni, rapine e detenzione di armi. Venti anni è invece la richiesta per Antonio Altamura, ritenuto il capo storico del “locale di Ariola“, frazione di Gerocarne, mentre 8 anni e 6 mesi è la richiesta di pena per l’ex sindaco di Gerocarne Michele Altamura, nipote del presunto boss, ed accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Queste le altre richieste: 8 anni a testa per Rocco Loielo, Antonio Gallace, Vincenzo Taverniti, Nazzareno Altamura, Michele Rizzuti, Antonio Condina, Francesco Maiolo e per l’imprenditore dl calcestruzzo Giuseppe Prestanicola di Soriano Calabro.

Quindici anni a testa per Giovanni Loielo e Francesco Capomolla, 10 anni e 6 mesi Leonardo Bertucci, 9 anni e 6 mesi Francesco Taverniti, 14 anni ciascuno Franco Idà e Vincenzo Bartone, 17 anni Pasquale De Masi, 2 anni a testa Giuseppe De Girolamo, Rocco Santaguida, Girolamo Macrì, Roberto Codispoti e Bruno Zungrone, 3 anni ciascuno Giuseppe Nesci e Giuseppe Gentile, 4 anni Domenico Falbo.

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