Giovanni Mancuso, 73 anni, di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, condannato nel maggio 2013 a 6 anni di reclusione per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nel maxi-processo “Genesi” che aspetta ancora la fissazione dell’appello ed imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo nel processo “Black money” con l’accusa di aver diretto, organizzato e promosso, insieme ai fratelli Pantaleone ed Antonio, “l’intera organizzazione criminale di Limbadi” è stato scarcerato dal Tribunale della Libertà di Catanzaro. Giovanni Mancuso, che era detenuto dal 7 marzo 2013, ha lasciato nelle prime ore della mattinata il carcere napoletano di Secondigliano per far rientro nella sua abitazione di Limbadi dove resterà in regime di arresti domiciliari.
Il Tribunale della Libertà del capolugo della Calabria ha accolto l’istanza dell’avvocato Giuseppe Di Renzo, difensore di Mancuso, stabilendo il principio che l’età avanzata e le condizioni di salute non ottimali di Mancuso sono preminenti rispetto alle esigenze cautelari in carcere. Sul punto il Tdl ha quindi “sconfessato” la decisione del Tribunale collegiale di Vibo Valentia che in precedenza aveva respinto la richiesta di “domiciliari” per Mancuso motivandola con il fatto che la contestazione di essere un “promotore ed un capo” dell’omonimo clan non permetteva una custodia cautelare diversa da quella del carcere.