Omicidio Francesca Bellocco, un testimone ha visto cosa è successo

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È stato un testimone oculare a contribuire con la sua deposizione all’arresto di Francesco Barone accusato dell’omicidio della madre Francesca Bellocco. Arresto scattato all’esito di complesse attività d’indagine coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale nei confronti di BARONE Francesco nato a Cinquefrondi (RC) il 13.05.1992, ritenuto responsabile,  in concorso con altri soggetti, del delitto di omicidio in pregiudizio della madre BELLOCCO Francesca, nata a Polistena (RC) il 24.09.1970, scomparsa il 18 agosto 2013, nonché di occultamento di cadavere, detenzione e porto di armi comuni da sparo, aggravati dall’art. 7 L. 203/91, commessi con metodo mafioso ed al fine di agevolare la potente cosca BELLOCCO della ‘ndrangheta calabrese. Il suddetto BARONE è stato localizzato e catturato all’interno dell’aeroporto di Lamezia Terme, all’atto di imbarcarsi su un volo diretto in Lombardia. La vicenda portata alla luce dalle indagini costituisce lo spaccato di una drammatica realtà in cui una donna è stata barbaramente assassinata dal figlio in testa ad un commando di sicari, in ossequio ad arcaiche regole di‘ndrangheta in quanto protagonista di una relazione fedifraga con CACCIOLA Domenico, nato a Rosarno (RC) il 22.05.1954, esponente di rilievo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante nel suddetto centro della piana di Gioia Tauro. La denuncia della scomparsa della donna era stata presentata in data 21 agosto 2013 proprio dal figlio BARONE Francesco, il quale, subito dopo l’asserito “allontanamento” della madre dall’abitazione di Rosarno, risalente al 18 agosto, anziché preoccuparsi di attivare immediatamente le ricerche in paese o di avvisare le forze dell’ordine, improvvisamente e senza alcuna plausibile spiegazione, si recava invece a Padenghe sul Garda (BS), dove il padre BARONE Salvatore nato a Taurianova (RC) il 19.06.1965 stava scontando la Sorveglianza Speciale di P.S.. Sul presupposto che la scomparsa di BELLOCCO Francesca, nipote del boss ergastolano BELLOCCO Gregorio classe 1955, e di CACCIOLA Domenico, posto ai vertici dell’omonima ‘ndrina di Rosarno, comunque federata a quella dei BELLOCCO, dovesse necessariamente leggersi nell’ambito delle dinamiche della criminalità organizzata di Rosarno, gli inquirenti ritenevano, fin da subito, che l’ipotesi dell’allontanamento volontario dei due soggetti non fosse sostenibile. Le indagini sulla scomparsa da Rosarno dei due soggetti, venivano pertanto affidate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria agli investigatori della locale Squadra Mobile sul fronte BELLOCCO e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri su quello dei CACCIOLA. La tesi dell’allontanamento volontario di BELLOCCO Francesca, sostenuta dai loro congiunti, veniva contraddetta dalle risultanze investigative acquisite dagli inquirenti attraverso l’esame di una vasta mole di tabulati telefonici, lo svolgimento di intercettazioni telefoniche ed ambientali e l’acquisizione di fonti dichiarative che concordemente portavano a ritenere che la sparizione dei due soggetti da Rosarno era da mettersi in relazione ad un’azione omicidiaria posta in all’interno di casa BELLOCCO, finalizzata a punire la donna per la relazione extraconiugale che la stessa aveva con il suo amante CACCIOLA Domenico. Le indagini hanno portato alla luce la centralità del ruolo avuto da BARONE Francesco nella pianificazione ed esecuzione dell’omicidio della madre. L’analisi minuziosa del traffico telefonico e dei dati memorizzati sulle utenze cellulari, anche “coperte”, in uso ai protagonisti della vicenda, consentiva di operare una prima ricostruzione degli eventi occorsi nella notte del 18 agosto 2013, ovvero l’improvviso rientro nell’abitazione di Rosarno di BARONE Francesco intorno alle ore 2, mentre la madre era con l’amante, il disperato  tentativo della donna di parlare al telefono con il marito a Padenghe sul Garda, al quale riuscirà solo a dire “Ho sbagliato” e la sua sostanziale impotenza di fronte al figlio che, con lucida furia omicida, organizzerà l’agguato mortale ad opera di un commando di sicari da lui stesso capeggiato. In quella tragica notte, lo stesso amante CACCIOLA Domenico cercherà la donna al telefono, evidentemente per sincerarsi del sue condizioni, senza riuscire a parlare dal momento che il telefono le era stato tolto dal figlio nella prospettiva di sopprimerla. Tale ricostruzione dei fatti veniva supportata da convergenti dichiarazioni rese agli inquirenti da un testimone oculare, un vigile urbano di Rosarno il quale si trova in località protetta con la moglie ed i due figli, il quale aveva assistito, la mattina del 18 agosto 2013, tra le ore 7.15 e le 7.20, all’arrivo di un commando di uomini armati di pistola e travisati da passamontagna, a bordo di una piccola utilitaria, ed aveva udito il grido disperato lanciato dalla donna “perdonatemi” nel vano tentativo di invocare la pietà ai killer. Dal garage, era poi uscito BARONE Francesco alla guida di un’altra autovettura (dapprima posteggiata sulla pubblica via e poi introdotta – probabilmente dallo stesso BARONE – all’interno del garage per occultarvi il corpo e/o il cadavere della madre) con seduto a fianco uno dei complici mentre gli altri lo scortavano a bordo della prima utilitaria, dileguandosi per le vie di Rosarno. Da quel momento non si avranno più notizie di BELLOCCO Francesca. Ne’ si avranno notizie di CACCIOLA Domenico  anch’egli “scomparso” da Rosarno in quei giorni, ancorché i congiunti non abbiano mai presentato alcuna denuncia. La famiglia BARONE è pienamente inserita nell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta calabrese localmente denominata cosca BELLOCCO, operante a Rosarno, Emilia Romagna, Lombardia ed altrove. Invero, la donna uccisa era figlia di BELLOCCO Pietro Giuseppe classe 1947, deceduto per cause naturali nel 2011, fratello del più noto boss Gregorio BELLOCCO, detenuto all’ergastolo. Lo stesso BARONE Salvatore, coniuge di BELLOCCO Francesca e padre di BARONE Francesco, è stato tratto in arresto il 16 luglio 2014 nell’ambito dell’Operazione “Sant’Anna” eseguita dalla D.D.A. di Reggio Calabria nei confronti di appartenenti alla cosca BELLOCCO.

Nel corso della conferenza stampa gli inquirenti hanno lodato il testimone di giustizia, il quale ”ha dovuto confrontarsi con un contesto difficile – spiegano gli inquirenti – anche con le resistenze della famiglia. Un dramma umano superato solamente grazie al profondo senso di giustizia che lo animava. Una scelta sofferta. Ha messo in gioco tutto per rispondere alla chiamata della giustizia”  riferendo come lo stesso abbia  “ preferito denunciare e andare via piuttosto che restare e tacere”.

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