La casa a Senago, nel Milanese, era perfettamente in ordine e ripulita, tant’è che le moltissime tracce repertate ieri durante il sopralluogo sono state individuate grazie al luminol.
Chi era sul posto, è stato riferito, è rimasto colpito dalla grande attenzione con cui tutto era stato pulito e dall’ordine definito “maniacale”.
Ciò ha portato a ritenere Impagnatiello una persona, è stato riferito da fonti qualificate, che avrebbe comportamenti “ossessivo compulsivi”. A dimostrare come la casa sia stata perfettamente sistemata è la mensola del mobile in cui è incassato il forno su cui è stato trovato il portacoltelli tra i quali ci sarebbe anche quello usato per uccidere Giulia. Confezioni di farmaci una in fila all’altra e il portacoltelli con i coltelli riposti in gradazione a seconda della lunghezza della lama, assieme a una forbice e un pelapatate appoggiato al piano e i servizi all’americana di paglia impilati.
Anche nell’appartamento nulla in disordine: alla pareti pochi quadri, tra cui una immagine di Giulia e Alessandro, su una mensola una serie di foto disposte con cura.
C’era così tanto sangue sul pianerottolo dell’abitazione di Impagnatiello che la Scientifica ha pensato a un “falso positivo” del luminol. A dirlo sono gli investigatori. Nel corso dei rilievi sono infatti emerse tantissime tracce di sangue impossibili da percepire a occhio nudo, al punto da ipotizzare un errore tecnico. Ipotesi poi smentita da successive prove incrociate su altre aree del condominio. Impagnatiello ha dunque pulito bene, tanto che gli addetti alle pulizie che hanno lavorato in quel punto nei giorni successivi, non si sono accorti di nulla e hanno – a loro insaputa – cancellato ulteriori tracce. Anche la casa è risultata “pulita” ad occhio nudo senza il luminol. L’unica macchia visibile era l’alone di bruciato nella vasca da bagno dove, secondo la ricostruzione, l’uomo avrebbe tentato per la prima volta di dar fuoco al corpo della compagna. Nel corso della perquisizione avvenuta ieri i carabinieri hanno trovato il ceppo in metallo con tutti i coltelli da cucina poggiato sulla mensola di un mobile in cui c’è incassato il forno.
Si profila, una richiesta di processo con rito immediato, quando le indagini saranno concluse, per Alessandro Impagnatiello accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano, accoltellata il 27 maggio nella casa della coppia a Senago. Quando avrà raccolto tutti gli elementi la Procura potrà contestare nuovamente nella richiesta di immediato, su cui dovrà esprimersi il gip (con questo rito si salta l’udienza preliminare), l’aggravante della premeditazione, esclusa nell’ordinanza di custodia. Il termine per chiedere l’immediato è 6 mesi dalla misura cautelare. Oltre alle ricerche on line più vicine all’orario dell’omicidio, avvenuto la sera di sabato 27 maggio, nelle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo è stato accertato che il barman 30enne qualche giorno prima, 5 o 6 giorni prima, da quanto è stato riferito, avrebbe cercato sul web “veleno topi umano” e una confezione di topicida è stata sequestrata ieri nell’abitazione. Non solo, dunque, quella ricerca “ceramica bruciata vasca da bagno” effettuata pochi minuti prima che Giulia rientrasse in casa. Elementi in base ai quali gli inquirenti sono sempre più convinti della premeditazione, un’aggravante che sarà contestata nella probabile richiesta di processo immediato, quando le indagini saranno concluse. Anche l’aggravante della crudeltà era caduta nella misura cautelare del gip e potrebbe essere riproposta. Il caso dell’omicidio di Giulia Tramontano, comunque, stando a quanto riferito in Procura, “è chiuso”. Anche se mancano da approfondire eventuali profili di favoreggiamento che, ad ogni modo, potrebbero essere difficilmente contestabili a familiari, essendo prevista in questi casi una causa di non punibilità. Diverso è se dovessero emergere profili di concorso nell’occultamento del corpo, altro reato contestato a Impagnatiello. Un testimone, comunque, avrebbe sentito dei rumori come di un corpo che sbatteva sui gradini che vanno verso il box. Elemento questo che escluderebbe l’aiuto di un’altra persona a sollevare il cadavere. Ad ogni modo, al momento dai rilievi effettuati ieri nell’abitazione, compresi box e cantina, sono stati trovati riscontri alle versioni fornite nelle due confessioni dal 30enne (l’omicidio è avvenuto nel soggiorno), tra cui il fatto che la vasca, dove l’uomo avrebbe tentato di dare fuoco al cadavere, è stata trovata bruciata in vari punti. Elemento importante questo in relazione all’aggravante della premeditazione, date le ricerche precedenti. Resta da verificare, anche con analisi entomologiche, quando sia stato collocato il corpo all’esterno. Il cadavere è stato ritrovato vicino a dei box in via Monte Rosa.
La ricerca on line sul veleno per topi l’avrebbe effettuata perché ne aveva visti alcuni sul posto di lavoro. È quanto avrebbe detto Alessandro Impagnatiello in uno dei verbali resi davanti ai magistrati. Ieri, durante i rilievi effettuati dagli investigatori nell’abitazione dell’uomo, sono state trovate due bustine di un topicida nello zaino di Impagnatiello. Un elemento preso in considerazione dagli inquirenti, anche se non davvero decisivo, a quanto risulta, per una presunta premeditazione del delitto(ANSA)