Giancarlo Giusti, il magistrato arrestato nell’ambito dell’operazione “Abbraccio”, avrebbe disposto, in cambio della corresponsione di centomila euro, la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco della cosca di ndrangheta dei Bellocco, contribuendo altresì, sempre secondo l’accusa, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi rientranti nel programma criminoso dell’associazione ndranghetistica.
L’accusa si riferisce alla qualità di componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria in occasione di un’udienza del 27 agosto 2009. Secondo gli inquirenti, un faccendiere di Vibo Valentia, conosciuto negli ambienti della criminalità come ‘l’avvocato’, riuscì a creare i contatti tra il giudice Giancarlo Giusti e gli esponenti della cosca Bellocco di Rosarno. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamane ha portato all’arresto dell’ex magistrato e di altre sei persone.
Il faccendiere, anche lui arrestato stamani, era socio in affari, secondo quanto hanno ricostruito gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e la Dda di Catanzaro, dell’ex magistrato ed era in contatto con esponenti della cosca Bellocco. Il faccendiere riuscì a mettere in contatto gli esponenti della cosca e l’ex magistrato.
Per individuare l’anello di congiunzione tra la cosca della ‘ndrangheta e l’ex magistrato gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria hanno dovuto rileggere le trascrizioni di centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Attraverso un lavoro, definito dagli stessi inquirenti ‘certosino’, si è riusciti a ricostruire anche gli incontri durante i quali avvennero gli incontri per decidere i favori alla cosca.
“La vicenda corruttiva che abbiamo portato alla luce è gravissima”. Lo ha detto all’ANSA il Procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, in merito all’arresto dell’ex magistrato Giancarlo Giusti. “E’ una vicenda dolorosa – ha aggiunto – ma ancora una volta si dimostra che nessuno è immune alla mafia. Finalmente siamo riusciti a ricostruire nel dettaglio una vicenda che viene da lontano. All’inizio ci era apparsa una ricostruzione diversa, ma poi con il lavoro certosino fatto dalla squadra mobile di Reggio Calabria, si è riusciti a rimettere a posto i tasselli di un puzzle molto complesso”. “Durante le nostre indagini – ha concluso Lombardo – c’è stata una rilettura paziente delle numerose trascrizioni di intercettazioni e dei tabulati telefonici”.