Questa notte, personale del C.do Provinciale di Reggio Calabria e segnatamente della Compagnia CC di Gioia Tauro, supportato in fase esecutiva dalle limitrofe Compagnie CC di Palmi e Taurianova, dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, della Compagnia Speciale del G.O.C., da unità cinofile e dall’8° NEC di Vibo Valentia, ha dato esecuzione in San Ferdinando (RC), a 26 Fermi di indiziato di delitto, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione, convenzionalmente denominata “ECLISSI”, prende le mosse da una complessa attività di indagine iniziata nel mese di novembre 2013, con l’avvio di una articolata trama investigativa che si è avvalsa anche di attività di tipo tecnico.
Alla principale contestazione del reato cardine di associazione a delinquere di stampo mafioso, cui dovranno rispondere i fermati, va aggiunta l’accertata commissione di svariati reati fine quali: estorsioni, consumate e tentate; danneggiamenti (aggravati dall’art. 7 l. nr. 203/91); possesso ed uso di armi, anche da guerra (in ordine a questo aspetto sono stati effettuati, a riscontro delle attività, rinvenimenti e sequestri); condizionamento, da parte del Locale di ‘ndrangheta, dell’ordinario andamento delle istituzioni a livello locale, attraverso una chiara ingerenza di matrice ‘ndranghetista nell’amministrazione del piccolo comune (in particolare nel campo delle autorizzazioni ad attività commerciali ed in quello dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani); traffico di sostanze stupefacenti.
In sostanza, nel comprensorio dei comuni di San Ferdinando e Rosarno sono state individuate due ‘ndrine facenti capo al medesimo Locale di ‘ndrangheta denominato “Bellocco-Pesce”: le due famiglie mafiose, sino alla data odierna e nel corso delle medesime investigazioni, hanno alternato periodi di aperta e virulenta contrapposizione – manifestata attraverso la pianificazione e la programmazione di una vera e propria “guerra” (con progettualità tese alla individuazione degli “obbiettivi” da sopprimere ed alla concezione delle modalità operative per conseguire lo scopo) – ad uno più recente di sostanziale “pax”, con il fine evidente di diminuire l’attenzione e quindi la pressione delle forze dell’ordine su di loro e così giungere ad un condiviso e non meno importante – controllo dei traffici illeciti nel territorio (con chiari riscontri ottenuti durante le operazioni di monitoraggio tecnico). Durante lo sviluppo delle attività investigative, inoltre, è risultata parimenti palese, l’ingerenza di questa sorta di “federazione criminale” nelle più disparate e finanche minute attività economiche commerciali ed imprenditoriali, per mezzo di sistematiche e pervasive richieste di tipo estorsivo; il tutto a riprova della volontà di sottoporre il tessuto economico sociale ad un controllo asfissiante, pervasivo e totalizzante. Le complesse ed articolate attività investigative poste in essere, inoltre, hanno consentito di evidenziare la pressante ingerenza delle logiche tipicamente mafiose all’interno della locale amministrazione comunale, con l’emersione di gravi indizi anche a carico del primo cittadino, del vice sindaco e del principale consigliere di minoranza, dimessosi all’indomani del trasbordo delle Armi Chimiche all’interno del Porto di Gioia Tauro.
Nel corso dell’operazione si procederà, inoltre, al sequestro preventivo, in via d’urgenza, di 6 beni immobili adibiti ad attività imprenditoriali e commerciali facenti capo alla consorteria mafiosa, per un valore complessivo che supera i 10 milioni di Euro.