Operazione Handover e Pecunia Olet- dettagli arresti
Alle prime ore della mattinata odierna, al termine di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, laSquadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo, il R.O.S. dell’Arma dei Carabinieri(supportato dal Comando Provinciale CC di Reggio Calabria) e ilG.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente allo S.C.I.C.O., hanno dato esecuzione alle ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 53 soggetti, di cui 51 già eseguite, tra questi 42 colpiti dalla misura cautelare della custodia in carcere e 9 agli arresti domiciliari, indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa [cosca PESCE], detenzione, porto illegale e ricettazione di armi, estorsioni [consumate e tentate], favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza del metodo e dell’agevolazione mafiosa, nonché per traffico e cessione di sostanze stupefacenti [prevalentemente marijuana e hashish].
Con lo stesso provvedimento, su richiesta della D.D.A., il G.I.P. ha disposto anche il sequestro preventivo di tre società con sedi a Rosarno [RC], il cui valore complessivo è di oltre 8,5 milioni di euro.
La Squadra Mobile – con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e con la collaborazione delle omologhe Strutture Investigative di Vibo Valentia, Torino, Foggia, Imperia, Asti, Benevento, Cagliari, Napoli, Prato e Rovigo, nonché con il supporto operativo di numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine – ha dato esecuzione a 49 misure cautelari nei confronti altrettanti soggetti.
Il R.O.S. e il G.I.C.O. hanno eseguito misure cautelari personali nei confronti di altri 4 soggetti e sequestrato una cooperativa agricola – con annessi capannoni industriali e terreni – e un’impresa individuale – avente ad oggetto l’esercizio di attività agricola, con relativi terreni – per un valore di stimato di oltre 8,5milioni di euro.
L’odierna operazione di polizia scaturisce dalla convergenza investigativa di due attività di indagine – quella condotta dalla Squadra Mobile denominata Handover e quella svolta dal R.O.S. e dal G.I.C.O. di Reggio Calabria denominata Pecunia Olet – coordinate dal Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano PACI e dai Sostituti Procuratori Francesco PONZETTA e Paola D’AMBROSIO, nei confronti della cosca PESCE di Rosarno, articolazione di ‘ndrangheta ramificata sul territorio di Rosarno e comuni viciniori e con interessi sia in ambito nazionale che all’estero.
Dette attività hanno consentito di disarticolare le proiezioni della suddetta cosca “Pesce”, sia sul fronte delle attività tipicamente criminali, connesse alla gestione del traffico di stupefacenti, alle estorsioni ed al “controllo” delle commesse di lavori gestite dalla Autorità Portuale di Gioia Tauro riguardanti opere interne all’area portuale, sia sul fronte economico/imprenditoriale, destrutturando la gestione monopolistica da parte della cosca – attraverso accordi collusivi con un gruppo imprenditoriale siciliano, con mire espansioniste in territorio calabrese – del settore della grande distribuzione alimentare e della gestione delle attività economiche collegate alla grande distribuzione.
Nello specifico, l’inchiesta Handover rappresenta la prosecuzione dell’operazione Recherche [procedimento penale nr. 1990/2013 RGNR DDA], nell’ambito della quale, in data 04 aprile 2017, vennero eseguite numerose misure cautelari nei confronti di esponenti della potente cosca PESCE di Rosarno per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In quella circostanza, riusciva a sottrarsi alla cattura PESCE Antonino classe 1992 che veniva successivamente localizzato e catturato in data 10.03.2018 a Rosarno [RC] dagli investigatori della Squadra Mobile e delServizio Centrale Operativo.
Le indagini finalizzate alla cattura di PESCE Antonino e quelle condotte sul contesto mafioso, hanno consentito di:
Nello specifico, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, sono state poste in essere dai componenti della coscaPESCE, ma anche della cosca BELLOCCO e dei PIROMALLI, le seguenti estorsioni:
Rispondono di associazione mafiosa 13 soggetti, per aver fatto parte della cosca PESCE, con il ruolo di dirigenti e partecipi.
Sono invece accusati di aver preso parte all’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti 13 soggetti in qualità di promotori, dirigenti e partecipi. Altri soggetti rispondono di cessione di sostanze stupefacenti. Invero, le indagini hanno consentito di documentare diversi episodi di detenzione ai fini di spaccio di quantitativi, anche ingenti, di sostanza stupefacente [prevalentemente marijuana e hashish], parte dei quali sono stati sottoposti a sequestro.
Altri indagati sono ritenuti responsabili di numerose estorsioni, per diverse migliaia di euro, consumate e tentate in danno di privati cittadini, imprenditori ed operatori economici, nonché di detenzione di armi anche da guerra [kalashnikov, mitragliatrice P40 e M12 S].
Alcuni soggetti sono indagati a piede libero per intestazione fittizia di beni.
L’indagine PECUNIA OLET [seguita dal ROS Carabinieri e dal GICO della Guardia di Finanza di Reggio Calabria in cooperazione con lo S.C.I.C.O.] ha riguardato l’infiltrazione della cosca PESCE nel tessuto economico rosarnese relativo alla Grande Distribuzione Organizzata, con particolare riferimento alla gestione dei trasporti su gomma per il rifornimento di generi alimentari. La presente attività si pone in continuità rispetto ad analoga indagine denominata “ALL INSIDE” [anno 2010] nel cui ambito vennero eseguite numerose misure cautelari per associazione mafiosa e vennero accertate le ingerenze del cartello ‘ndranghetista PESCE-BELLOCCO nella distribuzione delle merci dirette verso alcuni punti vendita del gruppo imprenditoriale SISA [parte estorta] nella piana di Gioia Tauro.
Le odierne investigazioni hanno consentito di documentare l’esistenza di strette relazioni criminali tra la cosca PESCE ed un gruppo imprenditoriale siciliano attivo nella gestione di supermercati e con mire espansionistiche anche in Calabria dove, per ottenere vantaggi economici, non ha esitato a stringere accordi collusivi con la ‘ndrangheta, traendo così vantaggio dal potere mafioso esercitato dalle cosche sul territorio. Detto accordo prevedeva che i PESCE avrebbero gestito in maniera monopolistica lo stoccaggio e l’intero settore dei trasporti su gomma delle merci destinate a rifornire i punti vendita al dettagliodel gruppo.
L’imprenditore colluso, conscio della mafiosità dei suoi interlocutori, ha cercato di mettersi al riparo da possibili indagini nei suoi confronti creando una sorta di schermo, stipulando formalmente accordi commerciali diretti con una sola azienda di autotrasporti pulita riferibile a soggetti incensurati la quale, a sua volta, affidava i trasporti ad ulteriori imprese [padroncini] di gradimento del sodalizio che, in tal modo, si è assicurato, attraverso una gestione monopolistica del settore dei trasporti, un incremento del potere economico e del prestigio criminale sul territorio.
L’apice dell’escalation imprenditoriale della holding siciliana [iniziata nel 2009] è stato raggiunto nel 2014, allorquando il gruppo era presente sul territorio calabrese con:
Nonostante l’accordo collusivo con i PESCE, il gruppo imprenditoriale siciliano, secondo le più tradizionali regole di ‘ndrangheta, nel momento in cui ha aperto un punto vendita a Rosarno ma nel territorio sul quale la signoria mafiosa è esercitata da altra cosca, quella dei CACCIOLA, è stato costretto a versare regolarmente somme di denaro a titolo estorsivo a questi ultimi, al fine di mettersi al riparo da azioni ritorsive e proseguire l’attività commerciale in tranquillità.
Il fulcro di questo complesso meccanismo collusivo è rappresentato da un commercialista di Rosarno, regista anche di attività connesse alla gestione ed all’occultamento/schermatura del patrimonio illecitamente accumulato dalla cosca PESCE della quale è risultato esserne partecipe a tutti gli effetti, avendo eglimesso a disposizione della ‘ndrangheta sè stesso e le sue competenze in materia societaria, contabile e fiscale, andando ben oltre la funzione tipica del mandato professionale.
La figura del professionista era già emersa in precedenti attività di indagine in cui egli è risultato essere in contatto con ambienti della criminalità organizzata rosarnese, oltre che il tenutario delle scritture contabili di diverse aziende riconducibili ad esponenti della cosca PESCE.
L’indagine PECUNIA OLET ha disvelato come, in realtà, il commercialista era da tempo profondamente inserito nel contesto ‘ndranghetista rosarnese nel quale si muoveva con assoluta dimestichezza e spregiudicatezza, tanto da assumere il ruolo di referente delle cosche, venendo al contempo visto da chi aveva intenzione di intraprendere iniziative sul territorio come colui che, proprio in ragione dei suoi legami con la ‘ndrangheta, era in grado di instradarle nel solco delle regole dell’asfissiante controllo‘ndranghetista sulle iniziative economiche o imprenditoriali intraprese o proseguite.
Nell’ambito dell’affare riguardante la grande distribuzione organizzata, oggetto di indagine, il professionista:
Il commercialista, emerso quale interlocutore privilegiato degli elementi apicali delle cosche rosarnesi, è stato da questi direttamente coinvolto nelle problematiche interne al sodalizio, svolgendo un concreto ruolo di mediatore degli equilibri interni alla cosca PESCE riferibile a divergenze tra i diversi rami familiari in merito alla spartizione delle estorsioni.
Inoltre, le indagini hanno disvelato come il professionista, attraverso un collaudato modus operandi caratterizzato dalla costituzione di società cartiere, intestazioni fittizie e periodiche modifiche delle compagini societarie, ha creato soluzioni apparentemente lecite per preservare da eventuali indagini il patrimonio illecitamente acquisito dalla cosca PESCE.