Una maxi operazione antidroga condotta in sinergia tra la guardia di Finanza la Guardia Civil spagnola e la D.E.A. (Angenzia Antidroga Americana) ha permesso di sgominare un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti, di arrestare 34 soggetti e di sequestrare oltre quattro tonnellate di cocaina purissima.
Questo il bilancio dell’intera operazione antidroga denominata “Santa fè” condotta dai finanzieri del G.O.A. di Catanzaro, di Gioia Tauro e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma (S.C.I.C.O.).
Parallelamento in Spagna, la Guardia Civil ha dato esecuzione ad ulteriori 4 provvedimenti di cattura emessi dalla competente Autorità Giudiziaria Spagnola.
Il filone italiano dell’inchiesta diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha evidenziato contatti, alleanze e collaborazioni tra gruppi criminali della locride e gruppi criminali dell’area tirrenica.
L’organizzazione aveva quali principali promotori di M. F., F. A., F. N. ed i fratelli Alvaro Vincenzo e Giuseppe., punti di riferimento e capisaldi storici del narcotraffico internazionale nella piana di Gioia Tauro, nella locride e nel versante tirrenico aspromontano. I fratelli Alvaro, in particolare, grazie ai loro numerosi contatti con operatori portuali al soldo del sodalizio, erano in grado di pianificare il recupero dello stupefacente occultato all’interno di containers trasportati sulle navi cargo in arrivo in vari porti italiani
L’operazione italiana, per la specificità dell’organizzazione indagata, si è inserita nella più ampia attività di livello mondiale condotta dalla d.e.a. americana, meglio nota come operazione “Angry pirate”, svolta contestualmente in diversi paesi, aventi come denominatore comune i medesimi fornitori e, in alcuni casi, anche gli stessi clienti indagati nel procedimento “Santa fè”.
L’attività sinergica tra i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di catanzaro e la D.E.A. americana, in collaborazione con la C.B.P. statunitense espletata nell’ambito di specifica attività rogatoriale tra le due Autorità Giudiziarie, ha consentito di porre in essere, unitamente alle forze di polizia nazionali, una proficua azione di contrasto in varie parti del mondo, tra cui Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana, Colombia, Spagna e Montenegro, ove erano radicati o i principali esponenti dell’organizzazione calabrese indagata o ulteriori soggetti ad essi collegati.
Le indagini della D.E.A. in sudamerica hanno portato all’identificazione di numerosi fonti di approvvigionamento di cocaina garantiti dai comandanti delle forze armate rivoluzionarie della colombia (farc) che coltivano, producono e distribuiscono lo stupefacente in tutto il mondo.
In territorio spagnolo notevole è stato il risultato conseguito il giorno di capodanno al largo delle isole Canarie, in occasione dell’abbordaggio di un veliero con contestuale sequestro di 725 kg di cocaina destinati, in parte, alle consorterie calabresi (tale attività ha visto la partecipazione anche di personale della Sezione Goa del G.I.C.O. di Catanzaro).
In Argentina, durante i preparativi inerenti la spedizione di un grosso carico di cocaina, venivano accertati i contatti della cosca alvaro di sinopoli con esponenti della malavita serbo montenegrina.
Gli spiccati profili internazionali dell’operazione sono stati possibili grazie al contributo del Comando Generale della Guardia di Finanza e della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.).
Le indagini, nel loro complesso, hanno permesso di individuare i canali di rifornimento e di importazione dello stupefacente, così da consentire l’intercettazione di numerosi carichi di cocaina diretti in vari porti italiani ed europei, tra cui principalmente quello di gioia tauro dove fondamentale è stata la collaborazione fornita dalle fiamme gialle ivi operanti.
L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni; la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione circa un miliardo di euro.
Colpito anche un ingente patrimonio accumulato dai principali arrestati, costituito da beni immobili, ditte individuali, quote societarie ed autovetture anche di grossa cilindrata.
Le complicate indagini patrimoniali svolte dallo S.C.I.C.O. di Roma e dal G.I.C.O. di Catanzaro, infatti, hanno permesso di individuare in capo agli odierni indagati ed ai loro familiari, tra il Lazio e la Calabria, circa 40 immobili (terreni e fabbricati tra i quali spicca una lussuosa villa ubicata in ostia antica) nonche’ numerose ditte individuali operanti in diversificati settori dell’edilizia oltre a quote societarie.
Di seguito i nomi degli arrestati
- Jose’ Ramon Alvarez Alvarez, classe 1956;
- Giuseppe Alvaro, classe 1977;
- Nicola Alvaro, classe 1968;
- Vincenzo Alvaro, classe 1972;
- Rocco Calabro’, classe 1968;
- Antonio Campanella, classe 1987;
- Antonino Carbone, classe 1969;
- Giuseppe Carbone, classe 1981;
- Beniamino De Santo, classe 1985;
- Francesco Di Marte, classe 1963;
- Vincenzo Di Marte, classe 1981;
- Antonino Fedele, classe 1980;
- Antonio Femia, classe 1981;
- Francesco Forgione, classe 1978;
- Fulvio Fortugno, classe 1992;
- Nicodemo Fuda, classe 1969;
- Nysret Gashi, classe 1960;
- Placido Giacobbe, classe 1971;
- Francesco Giofre‘, classe 1985;
- Rosario Grasso, classe 1982;
- Domenico Luppino, classe 1979;
- Luzardo Freddy Mejia, detto “el negrito”, classe 1958;
- Antonino Modafferi, classe 1980;
- Bruno Oliverio, classe 1992;
- Giuseppe Oliverio, classe 1972;
- Giuseppe Papasergi, classe 1981;
- Rosario Rao, classe 1981;
- Angelo Romeo, classe 1980;
- Domenico Romeo, classe 1980;
- Domenico Sainato, classe 1985;
- Claudio Marcelo Soto Rodriguez, classe 1957;
- Giuseppe Ralotta, classe 1976;
- Pedro Florentino Vega, classe 1967.
- Maria Davide Boncompagni, classe 1968