C’è un modo per mandare in crisi un territorio, l’economia di un paese, mortificare la propensione turistica di una Comunità? Basta chiudere gli occhi e consentire lo sversamento di liquami industriali in un canalone creato per far defluire le acque piovane verso il mare.
Così, anzicchè la pura acqua piovana, in mare arriva lo sversamento, proveniente ovviamente da impianti industriali, di liquami maleodoranti ed altamente inquinanti. Questo è accaduto questa estate a San Ferdinando. Quel che è grave è che lo sversamento ha avuto avvio ai primi giorni di luglio ed a stagione ormai conclusa il problema non ha trovato soluzione.
Un atteggiamento burocratico, fatto di impegni solo formali ma non sostanziali delle Istituzioni pubbliche (Comune, Regione, Enti Regionali all’Ambiente) ha fatto sì che invece di intervenire con immediatezza ed effettuare le opere di bonifica, il problema si è trascinato per giorni, per settimane, per mesi ed ancora oggi non ha trovato soluzione. E’ pur vero che ieri a San Ferdinando si è svolto un tavolo tecnico alla presenza dell’Assessore Regionale all’Ambiente, ma siamo dovuti arrivare al 20 agosto e cioè un mese e mezzo dopo l’avvio dell’allarme ambientale. E – bisogna dirlo con forza – se si è passati dall’approccio formalistico a quello concreto (speriamo) è stata necessaria una protesta costante dei cittadini che quotidianamente, hanno pressato le istituzioni tutte ad intervenire.
Il PCI, attraverso i dirigenti territoriali di San Ferdinando – a partire da Lillo Laganà e Totò Burzì – ha rappresentato il motore, la spinta iniziale e costante in questa battaglia.
Basta dire che da subito attraverso un esposto hanno rappresentato il rischio ambientale in tutta la sua gravità alle Forze dell’Ordine locali; ma anche ed in contemporanea all’Amministrazione Comunale guidata dai Commissari Prefettizi.
E poi tutti i giorni hanno continuato alla testa della protesta a chiedere gli interventi, qualificati ed urgenti necessari ad asportare il liquame pronto a riversarsi in mare; fino a ieri sera allorquando, approfittando della presenza dell’Assessore Regionale e di tutte le Istituzioni, hanno con forza dato voce alle preoccupazioni dei cittadini ed hanno chiesto – anzi preteso – soluzioni immediate.
Oggi i mass media hanno anche riferito che sono state individuate le cause dello sversamento.
Bene. Alla Magistratura, alle Forze dell’Ordine il compito di punire chi ha sbagliato.
Ma occorre sicuramente presto e subito – prima che arrivino le mareggiate ed il maltempo – un intervento tecnico qualificato che consenta l’eliminazione dello sversamento. E questo è compito che spetta alle Istituzioni pubbliche a partire ovviamente dalla Regione, con gli Enti di supporto tecnico (Arpacal). Non è più tempo di pletoriche riunioni tavoli tecnici; bisogna agire.
Oggi, i quotidiani davano notizia di un importante stanziamento nazionale ed europeo per la tutela dell’Ambiente. Servirà sicuramente – e qui oggi da queste pagine lo chiediamo pubblicamente – ad eliminare gli sversamenti industriali e non nel canalone oggi fonte di inquinamento. Servirà magari anche a migliorare gli impianti ambientali all’interno del porto e del depuratore di Gioia Tauro che tanta preoccupazione destano nella popolazione di San Ferdinando.
E intanto chi risarcirà gli esercizi commerciali del bellissimo lungomare di San Ferdinando dei mancati guadagni di questa stagione estiva; chi risarcirà la Comunità di San Ferdinando della caduta di immagine turistica che questa vicenda ha oggettivamente prodotto?
Ieri eravamo anche noi li (Michelangelo Tripodi della Segreteria Nazionale PCI e Lorenzo Fascì Segretario Provinciale PCI), abbiamo toccato con mano la gravissima realtà che si sta vivendo a San Ferdinando e per questo raccogliamo la protesta dei nostri dirigenti locali, e la rilanciamo, girando attraverso i mass media la questione e la richiesta di impegno concreto ed immediato direttamente al Presidente della Giunta Regionale Oliverio.
Partito Comunista Italiano – Federazione Reggio Calabria