Riceviamo e pubblichiamo
Il sig. Francesco D’Agostino, titolare della ditta Stocco & Stocco, nonché, allo stato, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, è indagato per il gravissimo reato di intestazione fittizia di beni aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta nell’ambito della brillante inchiesta denominata “Alchemia” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Un’accusa pesantissima per la quale la DDA ne aveva chiesto anche l’arresto.
Inoltre, come se non bastasse, proprio nei giorni seguenti alla deflagrazione dell’inchiesta “Alchemia”, la Calabria e i calabresi hanno, altresì, scoperto, su segnalazione della Prefettura di Catanzaro, che il sig. D’Agostino, titolare della ditta Stocco & Stocco, nonché, allo stato, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, era stato condannato alla pena di anni 1 e mesi 8 di reclusione ed un milione e 600 mila lire di multa per aver commesso diversi reati ivi compreso quello di porto abusivo di armi.
Insomma, gravissimi fatti e censurabili episodi che, in un Paese normale, non dovrebbero minimamente sfiorare un esponente delle Istituzioni o, nel remoto caso in cui ciò dovesse avvenire, lo stesso non dovrebbe attendere un solo istante per presentare le doverose dimissioni dal ruolo istituzionale. Invece no, quanto accaduto non ha minimamente smosso o scalfito il sig. D’Agostino, il quale, appunto, non ha sentito il dovere etico e morale di dimettersi dall’incarico di vicepresidente del consiglio regionale, poltrona alla quale rimane incollato e abbarbicato alla faccia della Calabria e dei calabresi.
Una decisione vergognosamente avallata con il pieno sostegno del PD calabrese e dei vari Oliverio, Irto, Falcomatà e Magorno, i quali, evidentemente, parlano di legalità a corrente alternata, senza però essere realmente né coerenti né consequenziali negli atti concreti.
Oggi il sig. D’Agostino rompe l’imbarazzato e imbarazzante silenzio non per comunicare le sue ormai inevitabili e indispensabili dimissioni dall’incarico istituzionale, ma per tentare inutilmente di attaccare il nostro Partito e, in particolare, il nostro invidiato sindaco di Polistena e dirigente nazionale del partito Michele Tripodi che, come D’Agostino sa bene, è un faro e un punto di riferimento nazionale nella lotta senza quartiere alla ‘ndrangheta e alle cosche mafiose.
Il sig. D’Agostino in preda ad un’evidente e crescente difficoltà usa il metodo di un noto anchorman televisivo il quale a tutti i suoi ospiti chiede: “si faccia una domanda, si dia la risposta”.
Ebbene, D’Agostino afferma che nell’ambito dell’organizzazione di due feste del partito avrebbe effettuato, diversi anni fa, un contributo e, pertanto, questo sarebbe il sinonimo di una sua patente di legalità. La risposta alla questione è espressa dallo stesso D’Agostino, il quale afferma che si tratta di episodi precedenti non solo all’esplosione dell’inchiesta “Alchemia” e quindi dell’attenzione della Magistratura nei suoi confronti, ma, aggiungiamo noi, sono, in primis, precedenti al noto dossier pubblicato dal coraggioso sito “La Casa della Legaltà” che ha denunciato la sua condotta ancor prima dell’intervento della Magistratura.
Onde evitare equivoci o fraintendimenti di sorta, rammentiamo che è storica e consolidata tradizione del Partito Comunista, partito che non riceve alcun finanziamento pubblico e che vive solo ed esclusivamente con i proventi delle tessere e delle sottoscrizioni volontarie, organizzare le feste con i contributi di singoli cittadini, al contrario, ad esempio, della festa dello stocco beneficiata dalla regione Calabria del macroscopico contributo di ben 84.000 euro di denaro pubblico. Pertanto, le parole del sig. D’Agostino, il quale forse immaginava di comprare il silenzio e la libertà dei comunisti, sono assolutamente vuote, sterili ed inutili.
In tal senso, preso atto della pesantissima posizione giudiziaria del sig. D’Agostino, ribadiamo, con ulteriore forza e a nome della Calabria onesta, la nostra richiesta: D’Agostino dimettiti!!!
Coordinamento regionale PCI Calabria