Con una lettera inoltrata a “Ecologia Oggi”, società che gestisce pro tempore il termovalorizzatore di contrada Cicerna; all’Arpacal e alla Regione, il sindaco Pedà ha chiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico al fine di poter avviare le procedure di rideterminazione delle royalties di ristoro ambientale di cui l’ente risulta beneficiario, visto che l’impianto di incenerimento rifiuti ricade sul proprio territorio, affinché siano adeguate alle attuali e reali situazioni di rischio legati al forte impatto ambientale. “L’ammontare delle stesse – scrive il primo cittadino – (determinato all’epoca della sua realizzazione e confermato con nota della Regione Calabria prot. n.° 97872 del 20.03.2013) appare oggi non confacente all’attuale e rinnovata capacità produttiva dell’impianto. Mi preme infatti evidenziare come l’inceneritore di Gioia Tauro, in fase di raddoppio ultimato delle linee 3 e 4, presenta molte incongruenze di natura gestionale-impiantistica e di procedura amministrativa. Ciò ha comportato la revoca, da parte della Regione, dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) presentata dal precedente gestore TEC-VEOLIA nel 2007. A fronte di tale circostanza, che desta giustificate preoccupazioni, a pagare il prezzo più alto in termini di ricadute sanitarie, per la sua presenza nel territorio di Gioia Tauro, è la stessa popolazione”. Pedà sottolinea poi come la Regione, pronunciandosi positivamente in merito al Piano regionale di Gestione dei rifiuti, abbia accresciuto notevolmente il peso e il ruolo centrale dell’unico inceneritore della Calabria, autorizzandolo a lavorare al 100% delle proprie capacità termiche. Nel 2014 l’impianto ha trattato circa 73.000 tonnellate di rifiuti ma la sua capacità (autorizzata) è adesso salita a 120.000 tonnellate/anno. “Il Piano regionale dei Rifiuti 2016 – spiega il sindaco – conferma il sovradimensionamento (raddoppio) dell’inceneritore di Gioia Tauro (si parla infatti di “un surplus di offerta impiantistica di termovalorizzazione pari a circa 90.000 tonnellate all’anno che aumenterà progressivamente nel rispetto della normativa sulla raccolta differenziata al 65%”), preannunciando a tal proposito, anche il “ricorso al trattamento di rifiuti speciali non pericolosi” ”. Di conseguenza, l’impianto potrà incenerire rifiuti urbani, rifiuti speciali non pericolosi e rifiuti speciali pericolosi a solo rischio sanitario, prodotti non soltanto in ambito locale, ma offrendo la possibilità all’intero territorio nazionale, fino alla saturazione del suo carico termico. “In questo quadro allarmante – continua – è fondamentale tenere conto delle pesantissime ripercussioni sul piano della qualità della vita e della salute dei cittadini di Gioia Tauro. L’inceneritore è infatti al centro di veementi proteste della popolazione e dei comitati ambientalisti, che ne hanno fatto rilevare i rischi per la salute e per l’inquinamento dell’ambiente, e non solo quello circostante, per la possibilità dei venti di trasportare a grandi distanze le emissioni di sostanze e di polveri sottili (PM). Si aggiunga che i controlli sugli inquinanti ambientali emessi dall’inceneritore, riguardano esclusivamente quella parte di PM 10 (10 parti per milione) definita dalla normativa in materia, restando esclusi i PM 2,5 e quelli inferiori ad un micron (PM 0,1) in quanto non considerati dal monitoraggio, ma ritenuti assolutamente critici per la salute umana da recenti studi scientifici internazionali. Ebbene, alla luce di quanto sopra evidenziato la determinazione dell’ammontare delle royalties – per come effettuata illo tempore – appare inadeguata rispetto alle reali esigenze di ristoro ambientale del territorio. Questo Ente – conclude – necessita infatti di tale compensazioni anche e soprattutto al fine di programmare attività di bonifica ambientale e di monitoraggio degli inquinanti. Ciò al fine di avviare tutte le iniziative atte a garantire la migliore tutela alla popolazione e all’ambiente”.