Si è svolto, nell’Aula Magna dell’Università della Calabria, il Premio di laurea 2015 dell’Associazione Italiana dei Coniugi degli Ingegneri, intitolato alla memoria dell’ing. Giuseppe Vincenzo Mastruzzo. La presidente, Prof.ssa Maria Teresa Natalizia ha dato l’avvio alla cerimonia, illustrando il significato del premio di laurea, che si ispira al pensiero di Montaigne “Ogni altra scienza è dannosa a chi non ha la scienza della bontà” e che crea un legame forte tra gli ingegneri che non ci sono più e i giovani brillanti ingegneri, che si avviano al lavoro, arricchiti di una preziosa eredità.
È intervenuto il magnifico Rettore che ha focalizzato il suo intervento sulla valenza degli studi ingegneristici, fondata sul rigore delle tecniche e delle metodologie. Ha anche plaudito all’iniziativa, auspicandone altre simili e ha ricordato di aver istituito la celebrazione dei 25 anni dalla laurea.
L’assessore Pia Santelli ha porto il saluto del sindaco di Rende, rimarcando l’importanza della manifestazione
Il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cosenza, l’ing. Menotti Imbrogno ha rimarcato l’importanza del premio, della collaborazione tra l’Ordine e l’Associazione e ha illustrato alcuni punti importanti del processo evolutivo della professione ingegneristica.
Grande commozione ha destato il ricordo del profilo personale e professionale dell’ing. Enzo Mastruzzo, elaborato dall’arch. Luciano Pelle:
“Ringrazio gli organizzatori di questa manifestazione per avermi dato l’opportunità di ricordare il grande amico che è stato l’ing. Giuseppe Vincenzo Mastruzzo. Enzo per gli amici e i familiari.
Ci siamo conosciuti a Torino negli anni settanta, frequentavamo l’università entrambi al Politecnico, Lui iscritto alla facoltà di Ingegneria, io alla facoltà di Architettura. Mi è stato presentato da conoscenti comuni e, da subito, è nato un rapporto di amicizia e di stima che è durato sino alla sua morte.
Era una persona seria, taciturna e riflessiva. Gli piaceva ascoltare le persone e lo faceva con molta attenzione, e quando interveniva, per esprimere il proprio pensiero, lo faceva in maniera breve, puntuale e saggia. Era curioso e la curiosità, come è risaputo, stimola la creatività. Enzo era un ingegnere creativo.
Ricordo il suo interesse, oltre che per lo studio, per la ricerca delle novità, in particolare nel mondo dell’elettronica e della tecnologia. Alla fine dei corsi universitari, insieme, abbiamo elaborato un progetto, per quei tempi, molto innovativo e avente come tema la realizzazione di un nuovo stabilimento termale ad Antonimina (prov. di Reggio Calabria). L’immobile era concepito per essere autonomo energeticamente: infatti, erano previsti pannelli solari, sia termici, per riscaldare l’acqua, sia fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Tale ricerca è stata oggetto di tesi di laurea del sottoscritto. Appena laureati siamo ritornati nelle nostre zone di origine e abbiamo avviato due studi tecnici: io a Locri e lui a Rosarno.
La nostra amicizia è continuata con una costante frequentazione sino alla sua prematura morte.
La frequentazione, l’affinità professionale, la curiosità per l’innovazione, i valori umani condivisi ci hanno stimolati anche a un’ assidua collaborazione professionale.
Quello che apprezzavo maggiormente della sua personalità era:
· la ricerca delle novità costruttive e tecnologiche,
· il saper lavorare in squadra,
· il ragionare insieme per risolvere i problemi,
· l’essere generoso.
Lo studio tecnico a Rosarno era fornito di moderni calcolatori e di strumentazione elettronica all’avanguardia. Il suo costante aggiornamento e lo stare al passo con i tempi generava un’assidua frequentazione di colleghi tecnici che chiedevano confronti e delucidazioni. Enzo non si è mai sottratto a nessuna discussione ed elargiva il suo sapere in maniera sincera e completa.
Nel suo studio si sono formati diversi tecnici e tutti hanno un buon ricordo di Lui, sia per essersi arricchiti professionalmente e sia per aver appreso uno stile comportamentale pieno di umanità e di generosità.
Un altro commovente tratteggio dell’ingegnere Mastruzzo è stato presentato dall’arch. Salvatore La Rosa, onorato e felice di parlare e far conoscere le grandi doti umane e professionali dell’ingegnere Mastruzzo: “Fin da bambino credevo che l’ing. Mastruzzo fosse mio zio, perché ricordo che veniva molto spesso a casa mia, e quindi al lavoro con mio padre. Da adolescente ho scoperto che era un carissimo, fraterno, amico di mio padre, con cui spesso collaborava.
Non dimenticherò mai l’anno 1987. Frequentavo la terza classe dell’ Istituto per geometri e, a fine giugno, mi rimandarono in una materia. Allora scattò la punizione esemplare di mio padre: per tutta l’estate mi mandò allo studio dell’ingegnere Mastruzzo, a Rosarno. Il primo giorno, mio padre mi accompagnò e disse all’ingegenre: “Enzo, Ti raccomando, trattalo come merita: una sberla al mattino e una al pomeriggio”. Quindi se ne andò.
L’ingegnere mi diede la chiave dello studio e, cominciando a conoscerlo, apprezzavo, sempre di più, le sue doti umane: era un uomo riflessivo e sempre cordiale, con tutti.Per me, i primi giorni allo studio sono stati una prigione perché pensavo ai miei amici al mare e a me in punizione. Forse la mia giovane età faceva trasparire tutto ciò, ma Enzo, con la sua esperienza e i suoi modi estremamente garbati, rendeva piacevole l’espiazione della pena.
Giorno dopo giorno acquisivo nuove nozioni sulla vita e sul lavoro. Incominciavo a conoscere professionisti e grazie a quella esemplare punizione incominciavo a formarmi.
Trascorsa quell’estate che, tra parentesi mi ha aiutato a studiare e a recuperare l’esame settembrino, ho continuato, di tanto in tanto, a frequentare l’ingegnere.
Nel frattempo mi sono diplomato e nel dicembre del 1998, ho conseguito la laurea in Architettura all’Università di Reggio Calabria. Dopo soli due mesi, il 19 febbraio del 1999, veniva a mancare mio padre. Inutile dire quanto difficili siano stati i gioirni, i mesi e gli anni successivi, per me, per la mia famiglia, per la mia fidanzata, oggi mia moglie Daniela. E in quei giorni, duri, angosciosi, devastanti, Enzo, restandomi vicino, come un fratello maggiore e saggio mi diede, oltre a un conforto morale, un sostegno professionale, mettendo a mia totale disposizione, il Suo studio e la Sua professionalità.
Nel maggio del 2000, sopraggiunse l’opportunità di suggellare, con la mia Cresima, tale grande amicizia, che sempre più cresceva e si rinsaldava.
La prima persona che mi è venuta in mente è stata Enzo. Quale miglior padrino di Cresima avrei potuto sciegliere? Ho scoperto dalla risposta, che per Lui era scontato.
Enzo Mastruzzo è stato un professionista dotato di ingegno acuto, svolgeva il Suo lavoro con meticolosità e alta propfessionalità. Mi ha insegnato a elaborare i calcoli strutturali, a compilare e sistemare le pratiche catastali. Il Suo studio era, per me, una biblioteca “magica”, dove trovare risposte a tutti i quesiti e le beghe, che ogni giorno si incontrano, nello svolgimento della mia professione.
A distanza di più di due anni, da quando Enzo Mastruzzo ci ha lasciati, sono ancora un po’ arrabbiato con Lui, perché sia io, che Sua moglie Antonella, che Sua figlia Zari, avevamo ancora bisogno della Sua preziosa guida.”
A seguito del commosso e rintenso icordo dell’ing. Enzo Mastruzzo è stato consegnato il premio al neo ingegenere Francesco Spada, il più brillante allievo laureatosi, nell’ultimo biennio, all’università della Calabria, nello stesso ramo in cui si era laureato, nel ‘79, l’ing. Mastruzzo.
Il prof Alessandro Campolongo, relatore della tesi di laurea, ne ha presentato i contenuti, evidenziandone gli aspetti architettonici.
Infine, Antonella Reitano, consorte dell’ing. Mastruzzo, ha rivolto, a Francesco Spada, il Suo affettuoso augurio per un futuro professionale e personale brillante, ispirato al pensiero di Cartesio: “Non basta avere una bella testa. È importante utilizzarla bene”.