Premio “Valarioti-Impastato”: a Rosarno gli Oscar della legalità

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Il Liceo Scientifico di Rosarno ha ospitato, sabato scorso, una importante kermesse sulla legalità.  Nell’auditorium del “Piria”, infatti, hanno sfilato importanti autorità e semplici cittadini, uniti dai valori dell’antimafia e dall’azione di contrasto, ordinaria e straordinaria, contro ogni forma di illegalità. Il premio “Valarioti-Impastato”, dedicato alla memoria di due eroi contemporanei del calibro di Peppe Valarioti e Peppino Impastato, uccisi giovanissimi dalla mafia per la loro incessante azione di contrasto all’illegalità, è stato una grande lezione ai ragazzi sui valori della bellezza, della cultura e del rispetto delle regole. Tutti i premiati hanno mantenuto un profilo sereno e non altero, ripetendo più volte che contrastare la mafia è quasi sempre la logica conseguenza di portare avanti correttamente il proprio lavoro. Questi “Oscar della legalità” sono andati a Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica di Firenze, Giulia Pantano, Sostituto Procuratore DDA di Reggio Calabria, Michele Prestipino, Procuratore Aggiunto presso la Procura di Roma, Ottavio Sferlazza, Procuratore della Repubblica di Palmi, Raffaele Grassi, Questore di Reggio Calabria Arcangelo Badolati, il giornalista e scrittore. Sul palco della manifestazione, coordinata dalla padrona di casa, la preside Maria Rosaria Russo, hanno trovato spazio le testimonianze forti di Giovanni Paparcuri, agente di scorta al giudice Chinnici e scampato alla strage, Vincenzo Carrozza, medico-chirurgo e autore del libro “A famigghja”, l’attrice Annalisa Insardà e il Liceo delle Scienze Umane “De Andrè” di Brescia, il cui premio è stato ritirato dal prof. Mario Belsito. La manifestazione non è stata una ordinaria fiera dell’antimafia parolaia, visto che gli ospiti hanno saputo offrire contributi interessanti per il loro ruolo professionale e sociale in prima linea contro la ‘ndrangheta, ma anche per il modello pedagogico che il “Piria” sta recitando in questi ultimi anni, divenendo da scuola di frontiera a laboratorio partecipato di iniziative a favore della legalità con relatori di grande spessore. A dare il saluto introduttivo ci ha pensato Giuseppe Idà, sindaco di Rosarno, e durante tutta la scaletta dei lavori la musica dell’orchestra giovanile del maestro Maurizio Managò ha recitato il ruolo di toccante colonna sonora. Il Liceo ha anche inaugurato una borsa di studio – dedicata ad Impastato a Valarioti – finanziata quest’anno dalla docente Grace D’Agata che ha devoluto interamente il suo bonus premiale a favore di una studentessa che intende frequentare il Conservatorio per coronare il suo sogno musicale. Ampio spazio anche ad amministratori, autorità militari ed esponenti del mondo della cultura, come il sen. Nico D’Ascola, l’on. Arturo Bova, l’on. Angela Napoli, Adriana Musella, il provveditore Mirella Nappa, il professore Giuseppe Lacquaniti, il col. Giancarlo Scafuri, Comandante provinciale dei Carabinieri, il capitano Lombardo, il tenente Rapisarda, il col. Alessandro Barbera, Comandante provinciale Guardia di Finanza, il tenente col. Michele Cascavilla ed il prefetto reggino Michele Di Bari. Il momento probabilmente più toccante dell’iniziativa è stato il premio a Giuseppe Lavorato, sindaco di Rosarno negli anni ’90 che è diventato per meriti sul campo l’icona autentica dell’antimafia amministrativa. Lavorato ha ricordato il suo legame forte con Giuseppe Valarioti, giovane professore e militante comunista ammazzato dalla mafia per punire l’attivismo e le denunce che il letterato stava portando avanti contro le organizzazioni criminali di Rosarno. Lavorato ha ricordato, soprattutto ai più giovani, come «le mafie siano i cani da guardia di interessi economici illegali» e quanto la loro «prepotenza e arroganza sia la base della rovina della società meridionale». L’ex sindaco è stato premiato da un’altra guest star, ossia Giovanni Impastato, fratello orgoglioso di Giuseppe Impastato, il simbolo della rinascita siciliana e del rigurgito antimafia dell’Isola, ammazzato dalle consorterie criminali di Cinisi proprio nel momento in cui la sua dissacrante campagna contro la mafia stava coinvolgendo tanti gruppi di giovani. Giovanni Impastato ha voluto sottolineare il legame stretto tra queste due figure, che unisce anche due terre, Sicilia e Calabria, così diverse ma ugualmente infettate dal virus della mafia. Il lascito che è emerso, comunque, è improntato all’ottimismo, e cioè al dato di fatto che Rosarno, nell’ultimo decennio, è cambiata, che esiste maggiore consapevolezza del fenomeno mafioso e maggiore coinvolgimento nelle categorie sociali. Molto rimane ancora da fare, ma la catena virtuosa magistratura-forze dell’ordine-scuola e società inizia a far germogliare una coscienza della legalità che altrove è più vigile, ma che sembra anche in Calabria stia iniziando a muovere passi importati, sperando che vengano percorsi più dei cento passi per i quali è passato alla storia Peppino Impastato.

Domenico Mammola 

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