Secondo quanto riportato su “Il Quotidiano”, Giuseppe Mammoliti, 45anni, di Melicucco, è deceduto nel dicembre 2014, a seguito di un arresto cardiaco dovuto a “sindrome coronarica acuta da occlusione trombotica della coronaria destra”. Sarà un processo ora a stabilire se il decesso si sarebbe potuto evitare, e se i medici dell’ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena, avessero potuto salvare la vita di Giuseppe. Infatti, stando a quanto riportato in una perizia richiesta dal Pm, “la morte di Giuseppe avrebbe potuto essere evitata attivando alcuni protocolli medici”. Il Gup del tribunale di Palmi, Massimiliano Minniti, ha rinviato a giudizio il medico Antonio Napoli, all’epoca dei fatti impiegato presso l’ospedale di Polistena, per il reato di omicidio colposo, “perché in qualità di medico presso il pronto soccorso, cagionava la morte di Mammoliti, per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia”. All’epoca dei fatti, nei primi giorni di dicembre, Mammoliti era stato male e per questo si era recato presso la guardia medica di Melicucco, dove gli avevano consigliato di andare in pronto soccorso all’ospedale di Polistena, dove sarebbe stato poi sottoposto ad accertamenti, il cui esito sarebbe stato negativo, e poi dimesso con una diagnosi relativa all’apparato digerente. Mammoliti però continuando a stare male si era nuovamente recato in guardia medica e poco dopo era rientrato a casa per mettersi a dormire. La notte però, la vita di Giuseppe viene stroncata da un arresto cardiaco. È la madre, che la mattina andandolo a svegliare, lo trova morto nel letto. La famiglia Mammoliti, che si è costituita parte civile nel procedimento, vuole vederci chiaro e capire se davvero in qualche maniera il decesso si sarebbe potuto evitare. Il dottore infatti, secondo il capo di imputazione “Ometteva di sottoporre il paziente ad un esame obiettivo, ad uno studio clinico diagnostico, ad esami da laboratorio, fra i quali quelli volti alla ricerca di marcatori sierici biochimici, al fine di accertare o escludere la necrosi miocardica, o comunque a un periodo di osservazione, ne chiese una consulenza cardiologica”.
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