In democrazia si deve sempre essere rispettosi del popolo sovrano. Lo strumento elettorale ha consentito ai cittadini calabresi la scelta su chi dovrà governare l’Italia. Occorre, pertanto, ringraziare le elettrici e gli elettori, a prescindere dalla loro opinione, per la loro partecipazione al voto. Nello stesso tempo bisogna prendere atto del voto e fare le dovute valutazioni elaborandolo ai fini dell’iniziativa politica. In tale contesto il messaggio è forte, chiara l’indicazione della Calabria e dell’intero Mezzogiorno. La vittoria del movimento 5 stelle e la sconfitta del PD è netta e inequivocabile. Il PD ha pagato il prezzo più pesante per la crisi economica e sociale che da troppo tempo sta devastando questa parte fondamentale del Paese. Né è falsa la meritoria azione intrapresa dai governi nazionali da Renzi a Gentiloni i cui risultati si avranno, in modo più significativo, nel corso dei prossimi anni. Il voto è un segnale preoccupante. Guai se il PD indugiasse su una linea di autoassoluzione o di autoflagellazione, sulla direttrice della resa dei conti. Occorre recuperare la visione politica e strategica per cui il PD è nato e mettere in campo una soggettività smarrita, frantumata dentro divisioni, autoreferenzialità a detrimento del radicamento sociale. Il cambiamento promesso è venuto meno in un sistema politico ingessato e incapace di riformare se stesso così come ha dimostrato il referendum sulla riforma costituzionale. In Calabria il tema di un’azione più incisiva ed efficace si ripropone drammaticamente. Nello stesso tempo occorre evitare ogni deriva divisiva che potrebbe essere fatale e disperdere un patrimonio che occorre invece recuperare nelle sue parti migliori. Il PD non può tradire la sua missione di riforma democratica. Viceversa, dentro il vuoto di partecipazione si finisce per essere complici della degenerazione populista e sovranista. Nuovi modelli di comunicazione di massa incitano al rancore e alla passività che spoglia i cittadini del loro diritto alla partecipazione. E d’altra parte il potere che deriva dalla funzione di governo rischia di definirsi come una rappresentanza di “casta” separata dalla società. In Calabria come in Italia e forse ancor di più, una parte di nostro elettorato ha espresso un dissenso radicale spostando la propria scelta verso chi alimentava l’ansia del malessere sociale e verso chi prometteva l’impossibile. Dentro questa morsa il PD ha pagato il prezzo più alto per le malefatte del passato del centro destra a livello nazionale e regionale. E le scelte pur pregevoli compiute sia a livello nazionale e regionale sono state relegate sul piano delle promesse. Più allettanti sono apparse le narrazioni sui redditi minimi garantiti, detassazioni e via dicendo. Ora, dopo il voto, occorre aprire una riflessione franca, ordinata e libera, adeguata alla portata di quanto è accaduto. E’ il tempo della responsabilità e della rielaborazione di una linea politica e di gruppi dirigenti a tutti i livelli che sappiano incarnare un protagonismo nuovo e raccogliere le tante energie, a partire dalle giovani generazioni, che sappiano reinvestire il patrimonio riformista accumulato, rinnovando quella visione strategica che non si ferma ad affrontare le varie emergenze con vecchi strumenti che non funzionano più. Tra i diritti fondamentali c’è quello del lavoro e noi, nonostante gli sforzi compiuti, ancora non siamo stati in grado di dare risposta a quel 60% di giovani disoccupati e occupati precari. In mancanza di politiche attive sul lavoro e di radicamento sociale del partito la deriva verso la sola protesta è inevitabile. Questo è uno dei campi di impegno del PD e di altre soggettività sociali, nei quali i cambiamenti di sistema che stimolano la partecipazione matura e consapevole, non appartengono alla sfera della retorica intellettuale ma strumenti fondamentali per costruire la democrazia compiuta. La frontiera della politica se non vuol declinarsi in un nuovo clientelismo deve sapersi misurare con la crescita e lo sviluppo. Anche dai commenti di queste ore nasce questa esigenza: chi ha vinto le elezioni dopo aver vituperato gli avversari dice di voler parlare con tutti per coprire le proprie incapacità col rischio di compromettere i principi fondamentali della democrazia. Lo spazio politico per il Partito Democratico nonostante la sonora batosta è tutto quanto aperto. Non bisogna chiudersi nel “pollaio” delle polemiche sterili e cambiare in meglio. In Calabria i prossimi giorni saranno decisivi ed io auspico che la sinistra democratica sappia affrontare con serenità i propri errori non per distribuire le colpe ma per cambiare veramente.
Su queste riflessioni affronteremo la fase congressuale dove saranno assunte le decisioni che riguardano il progetto politico e identitario, l’assetto dei gruppi dirigenti e le scelte da fare per le prossime scadenze elettorali.
Ringrazio i Cittadini e gli Elettori e chi ci ha sostenuto in questa difficile campagna elettorale; i Gruppi dirigenti, i Segretari di circolo, i Rappresentanti istituzionali, i Sindaci e gli Amministratori locali che hanno lavorato generosamente e con grande senso di appartenenza; un grazie, soprattutto, ai Candidati, persone competenti, capaci e di alto valore umano e professionale.