Riceviamo e pubblichiamo
Oggi a Riace, con Mimmo Lucano, una rappresentanza di persone sfuggite ai lager libici, che hanno avuto la fortuna di non affogare in mare, ha iniziato uno sciopero della fame in memoria di quanti sono stati meno fortunati e sono morti, insieme alle loro speranze, nelle fredde acque del Mediterraneo in questi anni.
Un’altra Calabria è possibile
Morti nell’indifferenza e con la complicità del governo Draghi che rinnova gli accordi con le bande sanguinarie di Tripoli che sequestrano, violentano, uccidono i migranti.
Accordi, è bene ricordarlo, promossi dall’allora Ministro dell’Interno Minniti del PD, lo stesso che diede il via allo smantellamento di Riace, con la complicità del prefetto Di Bari, poi premiato dal ministro Salvini. Nessuno ha pagato in questi anni per i morti della tendopoli di San Ferdinando, per Becky Moses e per tutti gli altri che hanno perso la vita durante la sua gestione della tendopoli. Oggi, attraverso il governo Draghi, dalla Lega al PD, rinnovano gli accordi con i sanguinari libici, riempiendoli di soldi. Così come insieme condividono la responsabilità di centinaia di morti solo negli ultimi giorni.
Contro tutto questo, contro una politica che viola tutti i trattati internazionali, a Riace, Mimmo Lucano e un gruppo di pochi fortunati lanciano il loro grido di dolore attraverso lo sciopero della fame.
“Dal villaggio globale di Riace – dichiara Mimmo Lucano – digiuno come atto di protesta contro le politiche migratorie del governo Draghi che blocca per futili motivi le navi delle ONG. Sono scelte disumane in linea con i governi precedenti, perché chi fugge dai lager libici ha diritto all’asilo politico. Noi abbiamo un’idea diversa. E’ quella che si è concretizzata a Riace, in una soluzione umana al dramma delle migrazioni, alle vittime innocenti di decisioni di guerra, di miserie e povertà imposte dalle logiche neoliberiste.