Rosarno e San Ferdinando, “una sveltina e via” , dilaga la prostituzione nella Piana

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Viaggio tra Rosarno e San Ferdinando, i retroscena della prostituzione, inchiesta condotta sul territorio nel luglio 2014.

ARTICOLI ESTRATTI DAL QUARTO NUMERO DI TERRA DI MEZZO, IL MENSILE DI ZMEDIA. Luglio 2014

 

Mentre tutti gli occhi del mondo erano puntati  sul porto di Gioia Tauro e sul temuto trasbordo delle armi chimiche , che ha suscitato non poca indignazione e polemiche , a poche centinaia di metri precisamente nei pressi dell’ingresso della seconda zona industriale, come se nulla fosse le “ signorine lavoratrici” svolgono normalmente i loro impegni  di routine,  indisturbate e non curanti di ciò che accade intorno a loro.  Un fenomeno quello della prostituzione da sempre esistente ma che oggi si sta diffondendo a macchia d’olio anche nelle nostre zone,  soprattutto in luoghi di passaggio e in orari che potrebbero essere paragonati a quelli di un distributore di sigarette self 24. Tralasciando l’età , chi più o meno adulta, ma quasi sempre maggiorenni ( o così dicono), queste ragazze, svolgono la “loro attività” in zone di passaggio notevolmente  esposte,  a volte essendo anche di intralcio e importunando con insistenza lavoratori che non vorrebbero  altro che recarsi presso i loro impieghi . Alcuni di essi ci raccontano di quanto sia noioso e seccante  dover passare in “quelle zone”  ed essere costantemente richiamati da queste donne che indipendentemente dalla tipologia di “ possibile cliente”, che siano ragazzi uomini o anziani, si “offrono” alla qualunque : “ sono maleducate, sporche e non hanno rispetto, qualche giorno rischiano anche di essere investite perché invadono la strada non appena vedono delle auto”.  Alcune sono consapevoli ed indipendenti,  altre come ben sappiamo sono soltanto delle povere ragazze vittime di qualcuno che le obbliga a questo tipo di vita; “strettamente legato alla prostituzione è  infatti il suo sfruttamento,  praticato per trarre profitto dall’attività di chi offre il servizio, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori “, alcune sono “serve” dei protettori appunto.  Non siamo a conoscenza di  chi precisamente abbia deciso per scelta, e sia cosciente di ciò che fa, e chi invece sia soltanto una “ schiava” , quello che però è palesemente  visibile agli occhi di tutti (non c’è bisogno di essere dei clienti per notarlo) è che queste ragazze vivono  e “lavorano” in condizioni igieniche disastrose . Adagiate sul ciglio di una strada,nei pressi della stazione o nella strada statale che conduce nel Vibonese, tra le sterpaglie e la sporcizia . Queste donne che prima di prendere possesso delle rispettive posizioni si “caricano” con delle bibite energetiche , salgono su una macchina per poi scendere e risalire subito su un’altra senza neppure rinfrescarsi o darsi una ripulita, sono ragazze straniere arrivate in Italia in cerca di soldi , ragazze che forse avranno scelto la “via” apparentemente più comoda , come dicono alcune di loro, in fondo perché ammazzarsi la schiena a pulire pavimenti?  Vittime di protettori e vittime di loro stesse, vittime di un sistema che va avanti da sempre, alcune di loro sembrano non avere neppure 18 anni altre invece potrebbero essere addirittura delle nonne. Poco curate, e mal conciate, le trovi in giro per il paese , chi fuma una sigaretta sorseggiando una birra con l’amica e importuna il passante di turno, tentando di farlo cedere alla tentazione , chi invece fa la fila agli sportelli per inviare profitti del loro mestiere ai familiari sparsi per il mondo. Un “business” quello della prostituzione nella Piana, che stante le numerosissime ragazze coinvolte, non conosce la crisi e sembra essere in continua crescita , grazie ad avventori di tutte le età che, noncuranti dei possibili rischi legati principalmente alle malattie sessualmente trasmissibili e non solo, ignorano le pessime condizioni igieniche, l’aspetto delle ragazze e gli occhi indiscreti dei passanti, pur di trascorrere un po’ di tempo con la loro bocca di rose.

Giada Zurzolo

 

La strada del piacere non è un particolare rettilineo che rende confortevoli le condizioni di guida. E’ un’arteria tra Rosarno e San Ferdinando, presso la quale quotidianamente si mercifica il sesso. Non ci sono distinzioni di razza, censo o posizione sociale, basta tirare fuori le banconote, parcheggiare dietro qualche alta siepe o ai margini della strada che conduce all’area industriale, abbassare il sedile dell’auto, e il gioco (erotico) è fatto. Ormai da anni quella strada è diventata fortemente famosa per la pericolosità, visto che è completamente buia ed i migranti della tendopoli, l’attraversano anche di sera, e per il mercato delle prostitute. Si tratta di una strada molto frequentata, mette in comunicazione Rosarno e San Ferdinando, ed il degrado è sotto gli occhi di tutti. Quotidianamente le “lucciole” adescano dal sottopassaggio della ferrovia, fino ad arrivare a qualche centinaio di metri più in avanti, in coincidenza con lo svincolo per zona industriale, dove la prostituzione raggiunge l’apoteosi con il parcheggio per la consumazione e la “cassa”. Tutto sotto lo sguardo attento di un’anziana maitresse , che verifica che le ragazze vengano pagate e striglia i curiosi che rallentano, guardano verso l’alcova senza intenzioni di “consumare”. Il problema non attiene alla sfera morale, ma soprattutto al rispetto delle regole. La prostituzione, specie in quella strada, è un fenomeno che avviene in presenza di un reato di sfruttamento e, ovviamente con un palese scambio di denaro che, quindi configura altre fattispecie di reati. E’ evidente che mantenere il mercato del sesso sulla strada di confine “Rosarno-San Ferdinando” equivale a mantenere una evidente zona di illegalità. La cosa assurda è che l’attività di meretricio avviene a tutte le ore del giorno, ed è cosi palese che appare molto difficile non vedere. Quella strada inoltre, non è solo una zona franca dell’illegalità, ma sospende anche una serie di pregiudizi, primo tra tutti il razzismo. Sebbene la formazione titolare delle prostitute sia costituita in gran parte da ragazze est- europee, non è raro trovare sulla strada donna africane, che godono di ampio mercato. La cosa significa che il tanto decantato razzismo dell’uomo medio della Piana, viene temporaneamente sospeso nell’atto sessuale. Comunque sia, giovani o matura, europee o africane, su quella strada ci sono donne che vendono il loro corpo , operando in condizioni igienico-sanitarie critiche, e fanno fruttare quattrini ai sotto sistemi della microcriminalità. Questa grande ondata di prostituzione non era cosa inedita a Rosarno, visto che esisteva tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000, una baraccopoli in via Nazionale Nord, l’ex Rognetta, nella quale moltissime africane erano dedite alla prostituzione. Dopo lo smantellamento di quell’area, a seguito di una rivolta degli immigrati, la prostituzione è diventata itinerante , è cresciuta la schiera delle “cortigiane”, grazie all’apporto delle neocomunitarie est europee ed ha battezzato come nuova base la strada della stazione ferroviaria. Per sradicare il fenomeno, la commissione straordinaria del comune di Rosarno, nel 2009 ha emesso un’ordinanza contro l’esercizio della prostituzione in città. Il provvedimento era stato emanato per colpire chi sfrutta la prostituzione, spesso le organizzazioni criminali, ma anche per ragioni di sicurezza. Inoltre i commissari straordinari , avevano emesso l’ordinanza anche per salvaguardare la salute pubblica. Nel primo anno l’attività repressiva non ha prodotto la stretta sperata, ma comunque ha comportato il trasferimento delle prostitute nella “terra di nessuno” a cavallo tra Rosarno e San Ferdinando, eleggendo l’incrocio per la zona industriale come “sede legale” del sodalizio. Nel corso dei mesi, e questa storia è recente, il traffico di clienti e nuove ragazze non è mai diminuito, anzi si è rafforzata l’impressione che quella strada sia realmente un territorio in cui lo Stato ha chiuso occhi, in cui potrebbe esplodere una crisi igienico-sanitaria. Un’arteria stradale che non somiglia affatto al Moulin Rouge, né mette in vetrina conturbanti cortigiane medievali o rinascimentali, ma esprime il peggior degrado a cui si possa assistere: il corpo delle donne svenduto al miglior offerente con tanto di attività lucrativa illecita da parte di sfruttatori di professione. Tutto questo nel nero silenzio degli indignati di professione, delle femministe dell’ultima ora, dei paladini della legalità. Ma anche dei cittadini più coscienziosi. Il mestiere più antico del mondo tra Rosarno e San Ferdinando, rischia di diventare anche il più redditizio, visti gli attuali tempi di crisi.

Domenico Mammola

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