Rosarno -Le Iene vs Don Memè , “Non sono il prete della Mafia”

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ARTICOLO ESTRATTO DAL 2° NUMERO DI TERRA DI MEZZO, MENSILE CARTACEO DI ZMEDIA. Giugno 2014

Rosarno va in tv, e come spesso capita non ci fa una bella figura. Al centro delle tante , ed anche alcune strumentali polemiche, è finito pure il parroco Don Memè Ascone. Il religioso una vita a tirare la carretta di pastore di anime nella periferia popolosa delle “casenuove” di Rosarno, alla guida della parrocchia di Maria SS Addolorata , è stato criticato per lo spezzone di una sua intervista , finito nel servizio di Luigi Pelazza delle Iene. Nella nota trasmissione di prime time di Italia Uno, Don Memè figura inserito nell’appendice dedicata a Rosarno , come paese di ndrangheta , nell’ampio report del giornalista sul porto di Gioia Tauro controllato, a parere di Pelazza, dalle ‘ndrine. Il servizio ha provocato un vespaio di polemiche, perché secondo molti, tra politici e non, Don Ascone avrebbe utilizzato argomenti lontani dallo sdegno e dal biasimo verso le consorterie criminali. E’ stato anche chiesto , in un’ampia discussione alimentata sui social network , l’allontanamento del parroco dalla sede rosarnese. Don Memè, comunque, ha voluto raccontare la sua verità, in ordine a come è andata l’intervista con la Iena Pelazza, ed esplicare la sua concezione della ‘ndrangheta.

Don Memè, grazie per aver accettato di parlare con noi innanzitutto. Come ben sa in questi giorni è stato al centro di un acceso dibattito in merito alle dichiarazioni rilasciate al programma televisivo di Italia 1.  La domanda  sorge spontanea : il servizio andato in onda riporta esattamente quanto dichiarato?

Grazie a voi per l’occasione che mi state concedendo. Inizio col dire che ciò che è stato visto in tv è solo una piccolissima parte della mia intervista, difatti ci sono tanti forse troppi passaggi tagliati e montati ad arte in modo da dare una diversa prospettiva delle cose.

Quindi lei sta dicendo che molte delle dichiarazioni in cui si capiva e si spiegava il vero significato delle sua parole, sono state tagliate….

Lo posso dire con certezza. Lo scopo evidentemente era sin da subito farmi passare per quello che non sono…  insomma di far notizia. Don Memè è un prete, e basta essere preti per essere contro la mafia. E’ la mia storia che parla non quell’intervista, io ho sempre lottato contro  il male e la mafia, che da noi preti e Vescovi è scomunicata, e qualora determinati personaggi “malavitosi” dovessero entrare in contatto con la chiesa è perché le nostre porte sono sempre aperte ad accogliere tutti, sperando che cambino vita e si ravvedano dal male che compiono, perché ciò che fanno ricade su tutti. Quando si dice che Rosarno è un paese mafioso lo si dice per colpa di questa gente che infanga il paese, ma ogni posto ha “le sue pecore nere”.

Come si dice “non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”. Con quanto detto prima “ è la mia storia che parla”, a cosa si riferisce in particolare?

Anni fa sono stato vittima di intimidazioni mafiose. Una mattina infatti mi ritrovati la macchina crivellata da colpi di lupara, per questo mi sento di ripetere che è la mia storia a parlare e non un servizio televisivo, chi conosce Don Memè sa anche le battaglie che ha fatto.

Battaglie che continuerà anche d’ora in avanti a dispetto di quanto dicono i suoi detrattori?

Finchè c’è la salute e l’aiuto del Signore io sarò qui, si deve dare una mano alla nostra città e alla Calabria, che hanno tanto bisogno di persone e di giovani capaci e con grandi ideali per uscire da questa miseria morale spirituale ed economica, indipendentemente dalla classe politica, il male va sconfitto , la mafia deve essere distrutta, i politici però devono essere d’aiuto mettendosi una mano sulla coscienza senza pensare unicamente “ai fatti loro” , senza rubare , ma pensando ai problemi dei giovani , allo sviluppo di queste nostre zone disastrate . Per me la politica è una missione , bisogna amare la terra e la gente, se non si ha quest’amore non si può fare una politica con la P maiuscola.  Ed il mio augurio va a tutti i giovani che come voi si impegnano ogni giorno in qualcosa di buono.

A prescindere dal merito della vicenda “IENE VS DON MEME’”, c’è da notare che in tutta questa storia il vero protagonista è stato il mezzo. La televisione ancora una volta riesce a creare discussione, amplifica le differenze, costruisce figure vere o verisimili . La cosa più curiosa da notare è che i rosarnesi conoscono Don Memè Ascone da oltre un trentennio, con i suoi pregi e i suoi difetti, ma sono bastati poco più di 120 secondi per aprire una discussione sociologica senza precedenti, sulla sua figura. Basta vedere in tv qualcosa e tutto riesce ad essere amplificato, facendo scattare la famosa sindrome del commento, che ci ha resi famosi in tutto il mondo, come 60 milioni di esperti di calcio, politica e ultimamente calabresi esperti di ‘ndrangheta e armi chimiche. E poi è impressionante notare come cambi la percezione delle cose, e come la televisione diventi, a seconda della latitudine, vicinanza o lontananza da noi, amplificatrice di verità o menzognera. E’ stato così anche stavolta. Le Iene, o come qualunque altro programma di approfondimento o retroscena, viene assunto acriticamente come Bibbia quando tratta di vicende lontane dalla percezione calabro-locale, ma viene bollato come mezzo di distorsione quando racconta vicende che conosciamo empiricamente. Un po’ di sano approccio critico potrebbe essere la ricetta giusta per evitare di sbalordirci i indignarci a secondo del nostro umore o della vicinanza fisica agli eventi raccontati.

In fondo alla pagina il video delle Iene.

Giada Zurzolo

 

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