Che il leader della Lega (ex Nord) potesse riempiere una sala ed essere acclamato in quel di Rosarno sino a nemmeno un lustro fa era un’ipotesi inconcepibile anche nella più fervida immaginazione. Eppure l’auditorium del Piria di Rosarno non è riuscito a contenere l’enorme flusso di pubblico accorso nella cittadina medmea, dai Comuni limitrofi e non solo, per ascoltare Matteo Salvini.
Platea gremita, gente stipata alla meno peggio in ogni angolo libero della pur accogliente sala, addirittura pubblico rimasto fuori, disposto a tutto pur di vedere dal vivo il leader del Carroccio, eletto al Senato proprio nel collegio calabrese.
Accompagnato del segretario regionale e neo deputato Domenico Furgiuele, Salvini è stato accolto dai vertici locali della Lega, il segretario cittadino e candidato alla Camera Enzo Gioffrè, ed i consiglieri comunali Enzo Cusato e Giusy Zungri.
Nel corso dell’incontro con gli elettori, moderato da Nino Spirlì, i rappresentanti locali hanno ringraziato il leader leghista per l’interesse mostrato per la Calabria e la Città di Rosarno in particolare, appassionato anche l’intervento di Furgiuele leghista calabrese della prima ora che ha elogiato il rosarnese Gioffrè per l’impegno e la dedizione che hanno portato allo straordinario risultato elettorale ottenuto a Rosarno.
Acclamato dalla folla presente, Salvini ha ripetuto il suo mantra, abolizione della legge Fornero, tutela del made in Italy (in particolare dell’agricoltura) dalla concorrenza sleale straniera, lotta serrata all’immigrazione clandestina, difesa delle radici cristiane, sviluppo del meridione attraverso politiche del lavoro e potenziamento delle infrastrutture e negazione di ogni forma di assistenzialismo.
Il leader della Lega ha ringraziato i numerosi elettori calabresi, chiedendo agli stessi però qualcosa di più importante del voto, ossia la fiducia nel suo futuro operato, che sarà volto nell’esclusivo interesse del popolo italiano.
Ciò che resta di questa serata di fine inverno rosarnese è un interrogativo che tutta la politica deve porsi, com’è possibile che nel profondo sud tra i politici più amati e tra i pochissimi in grado di entusiasmare il popolo vi sia il leader di un partito il cui recente passato non di certo pro meridione è noto a tutti? Possibile che oltre 50 mila calabresi siano impazziti?
La sconfitta dei “partiti tradizionali” appannaggio di quelli “populisti” non può essere derubricata a follia degli elettori ma cela di certo radici più profonde.
È fuori dubbio che in un momento storico come quello attuale per accrescere il consenso è più semplice stare all’opposizione piuttosto che governare, ma allo stesso tempo il Governo Gentiloni non può essere annoverato tra i peggiori dell’era Repubblicana. Eppure le urne hanno parlato chiaro, Lega, e Movimento 5 stelle rappresentano la maggioranza degli italiani, ma tra gli sconfitti c’è chi ancora continua a nascondersi dietro il dito accampando scuse a destra e a manca piuttosto che operare un sana autocritica nell’interesse dei partiti stessi ma soprattutto del Paese. Ed intanto il leader della Lega (ex Nord) è acclamato a Rosarno, nel profondo sud.