La Guardia di finanza ha arrestato tre persone accusate di essere gli scafisti dei due sbarchi di migranti avvenuti ieri nel porto di Crotone. Secondo l’analisi degli investigatori del Reparto Aeronavale di Vibo Valentia, in passato la maggior parte delle barche a vela mirava a spiaggiare lungo la costa, cercando di sgusciare fra le maglie del pattugliamento marittimo permettendo a trafficanti e migranti di disperdersi sul territorio.
Adesso le prassi che sembrano emergere sono quella di simulare una situazione di emergenza in mare per sfuggire alle responsabilità penali legate all’introduzione di stranieri nel territorio italiano oppure trasbordare in alto mare i migranti da imbarcazioni più grandi a natanti più piccoli, per poi fuggire.
Ed è quanto è avvenuto ieri quando i facilitatori a bordo di due barche a vela, giunti a una ventina di miglia marine dal litorale crotonese, hanno fatto delle chiamate di soccorso. Le unità navali della Guardia di finanza, raggiunte le due imbarcazioni, hanno riscontrato che le condizioni di emergenza erano del tutto inesistenti e i dichiarati problemi a bordo erano frutto di cosciente sabotaggio in un caso e del tutto false nel secondo. La prima barca, fermata in acque nazionali da una vedetta della Sezione operativa Navale della Finanza di Crotone, aveva a bordo 31 migranti – fra cui 4 donne e 4 bambini – di nazionalità afgana, iraniana, irachena e siriana e 1 facilitatore privo di documenti, presumibilmente iracheno. I finanzieri, preso il controllo del natante, l’hanno condotto sotto scorta al porto di Crotone. Nel secondo caso un pattugliatore del Gruppo aeronavale di Taranto della Finanza, schierato a Crotone a supporto del dispositivo di vigilanza regionale, ha intercettato a undici miglia dalla costa la seconda barca a vela, che, a dispetto delle invocazioni telefoniche di aiuto, aveva continuato ad avvicinarsi alla costa, trovando a bordo 53 migranti di cui 5 donne e 4 bambini di provenienza iraniana, irachena e turca e 2 presunti trafficanti turchi, anch’essi fermati.