Meraviglia non poco che una autorevole sigla come FedirSanità ricorra a fallaci argomenti per opporsi alla istituzione dell’Azienda unica sanitaria in Calabria.
I dati pubblicati da Fedir Sanità non hanno nulla a che fare con il costo delle USL o delle attuali Aziende.
Infatti, l’importo di 1,8 mld di euro all’anno era la quota del fondo sanitario regionale che ben 35 anni fa veniva destinato alla gestione del servizio sanitario regionale.
Da allora ad oggi il fondo è stato via via negli anni incrementato fino a 3,5 mld all’anno in conseguenza dell’andamento della spesa in Italia. Insomma, questa è la quota destinata alla Calabria in base alla previsione ed ai criteri con cui viene ripartito il fondo nazionale.
Ovviamente tutto ciò prescinde dal modello gestionale e nulla ha a che fare con l’assetto organizzativo ed il numero delle Aziende sanitarie che operano nei diversi territori regionali.
Stupefacente, poi, è la preoccupazione espressa in relazione al compenso del Direttore Generale.
E’ pura fantasia immaginare un contratto con una remunerazione pari a 450/550 mila euro lordi anno.
Non può non sapere Fedir Sanità che anche il tetto dello stipendio del Direttore Generale può e deve essere regolamentato con legge regionale .
L’autonomia decisionale del Consiglio Regionale è, quindi, sovrana affinché anche questo tema possa essere oggetto del progetto di riforma.
Infine, non sfugge a Fedir Sanità che le criticità che essa stessa cita per evidenziare sprechi e costi esagerati che attualmente gravano sulla sanità calabrese possano essere rimosse proprio attraverso l’organizzazione dell’ Azienda Unica regionale.
La nuova Azienda può essere la leva di una più efficiente organizzazione gestionale tesa a facilitare una ottimizzazione della spesa sia in fase di programmazione che nell’esercizio dei controlli.
Stessa funzionalità che potrebbe avere la centrale unica degli acquisti, regia centrale che garantirebbe costi ridotti ed una maggiore trasparenza nel sistema sanitario regionale calabrese fino ad oggi bersagliato dall’affarismo sfrenato. Una riduzione dei costi che si tradurrebbe in una maggiore disponibilità di risorse per gli utenti delle strutture sanitarie pubbliche.
Non vorremmo che questa volta Fedir Sanità si sia prestata ad essere strumento di chi, per conservare rendite interessate e di potere, intende ostacolare una autentica azione riformatrice volta a garantire esclusivamente l’interesse della cura della salute del cittadino.
In ogni caso il cambiamento, non si fermerà, sappiamo che toccare gli interessi che in questi decenni hanno strozzato i calabresi provocherà reazioni e resistenze, ma riteniamo nostro preciso dovere governare nell’esclusivo interesse dei cittadini e non delle varie lobbies che hanno speculato e fatto affari pregiudicando il diritto alla salute.
Sebi Romeo, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale