Venerdì 7 agosto, nel centro storico di Tropea, ultima tappa del fortunato tour del musicista di origini calabresi Alessio Calivi.
Il tour per la promozione del suo secondo disco, dal titolo “Sirene, vetri, urla e paperelle” era partito lo scorso 24 maggio da Milano, città di adozione del musicista di Taurianova, ed è approdato in Calabria a fine luglio.
Il tour ha toccato alcuni dei principali festival musicali dell’estate calabrese, partendo dal Tabularasa di Reggio Calabria, storica rassegna estiva dedicata quest’anno al tema del “gusto” e svoltasi nella centralissima piazza Italia. La seconda tappa ha portato Calivi all’interno del rinato Castello Svevo di Cosenza, per chiudere la rassegna musicale curata dalla Svevo srl, che ha animato l’intero mese di luglio e che ha visto al suo interno nomi di caratura elevata, quali Peppe Servillo e Ron Carter.
Terza importantissima tappa è stata la partecipazione al Color Fest di Lamezia Terme. Al parco Mitoio (altra location di grande suggestione) Alessio Calivi ha aperto una line up di prestigio che, oltre a diverse band calabresi, ha visto la presenza di Iosonouncane, Verdena e degli americani Soft Moon.
Ancora un festival dal respiro internazionale per la quarta tappa calabrese del tour, con la partecipazione alla rassegna Suoni Pindarici, che ha visto esibirsi Stuart Braithwaite, cantante, fondatore e leader dei Mogwai, storica band scozzese che ha cambiato la storia del post-rock.
E dopo due tappe nei luoghi da dove Calivi è cresciuto, Taurianova e Polistena, il fortunato tour di “Sirene, vetri, urla e paperelle” si chiude nel centro storico della bellissima Tropea, presso lo Shabby Chic. Un tour che è stato un viaggio lungo l’intera Calabria e che ha toccato i suoi progetti musicali più prestigiosi, vivi e attivi. Una grande soddisfazione per il giovane musicista e per la sua band, composta dal calabrese Fabrizio Murdolo al basso, e dai milanesi Fabio Carimati alla batteria e Davide Borroni alla chitarra.
BIOGRAFIA
Alessio Calivi, nato in provincia di Reggio Calabria nel 1985, scopre fin da piccolo di avere una naturale predisposizione al canto. Il suo originale alternative rock cantato in italiano, è maturato grazie ad una lunga esperienza in diverse band, fin da quando aveva quattordici anni (Black Side, Bad Smelling Solution, Five Dolls in Jail e Barton Fink). Trasferitosi a Milano, dove ottiene il diploma all’Accademia del Suono ed accresce ulteriormente le proprie competenze nel campo del sound engineering, entra prima nei Violet View come chitarrista-cantante, poi nei Miavagadilania come bassista. Con questi ultimi, nel 2008, realizza il disco “Il mare ci salirà negli occhi”. Nel 2010 esce il suo primo lavoro da solista, l’autoprodotto “Forme e stati”, all’interno del quale suona tutti gli strumenti, eccetto la batteria. Il disco riceve ottime critiche. Negli ultimi due anni collabora con la band degli Other Voices, partecipando alla realizzazione del disco “A Way Back” ed esibendosi con loro in diverse città italiane e a Parigi. Ad aprile 2015 esce per l’etichetta ManitaLab il suo secondo, fortunato, disco “Sirene, vetri, urla e paperelle”, il cui tour ha preso il via da Milano lo scorso 24 maggio.
Il titolo “Sirene, vetri, urla e paperelle” rimanda agli umori e al bucolico di una Milano lontana dal lusso, quella attraversata dal naviglio della Martesana, e che è stata la principale fonte d’ispirazione. Il disco è un miscuglio di strade, deliri notturni, gentaglia, vetri rotti, sirene della polizia, urla di sbronzi e di misere gioie, personaggi grotteschi, vite incredibili, amicizie notturne. Ci sono finiti dentro il bar dei cinesi, il parco sul naviglio, il verde, l’acqua e le paperelle, le notti passate lì a scrivere, pensare, vagando in bici a primavera, per scoprire luoghi, odori, vizi, tentazioni, arte nascosta, gente sfortunata, desideri e, appunto, le paperelle, lì, nel naviglio, ingenue, circondate dalla vita di esseri umani strani ma reali. Oltre a testi e musiche, anche chitarre, synth e voce sono di Alessio Calivi. L’album si muove intorno ai generi che hanno caratterizzato la ricerca musicale dell’autore già dalla sua prima autoproduzione: un sound alternativo che spesso si vena di post rock, non disdegna la tradizione del post punk, ma butta uno sguardo anche verso l’elettronica e il post noise. Sono vivi gli echi della new wave italiana (soprattutto dei primi Litfiba), ma rivista dopo aver fatto propria la lezione americana degli anni ’90. Le influenze vanno dai Massimo Volume agli Ulan Bator, dai Six Minute War Madness ai Tool, con aperture alla Mogwai e una base melodica sempre presente, tra tensione e distensione. La voce alterna urla, tonalità basse, alte, molto alte, parlato e aggressività. I testi, molti dei quali di sapore intimista, richiamano echi vicini alla letteratura simbolista. Un viaggio aggressivo e dissonante nel quale la musica e le chitarre distorte parlano chiaro: rabbia trasformata in pure e sole note.