Decisioni e prossimi passi illustrati nel webinar “Covid19 Updates”, coordinato dal Presidente SIMIT Marcello Tavio e del Direttore Scientifico Massimo Andreoni. Decine gli specialisti riuniti online per stilare un bilancio delle recenti esperienze vissute e per analizzare le prospettive future. Obiettivo di SIMIT è facilitare i processi e fare rete comune
“Le disposizioni dell’OMS su quarantene e test risentono dell’esigenza delle agenzie internazionali di adeguare gli interventi alle possibilità delle singole nazioni. Queste nuove raccomandazioni non devono essere interpretate come un “liberi tutti”. I nuovi focolai, in Italia e in Europa dimostrano che un virus attivo e in grado di infettare è ancora presente e in grado di far danno”, spiega il Presidente SIMIT Marcello Tavio
La SIMIT ha promosso un’iniziativa online per valutare l’attuale situazione e le prospettive dei prossimi mesi, una sorta di “Stati Generali dell’Infettivologia”. La potenza statistica delle terapie a disposizione oggi con l’analisi di diversi criteri di inclusione apre una prospettiva, di fatto, favorevole, seppur ricca ancora di incertezze per la comunità di infettivologi italiani. Molti si sono alternati e confrontati non senza qualche lecita divergenza di vedute sui risultati degli studi in corso che affluiscono proprio in queste settimane a 100 giorni dall’esplosione della pandemia in Italia. Una formula agile e comprensibile di condivisione digitale delle esperienze e delle evidenze epidemiologiche con la precisa consapevolezza del proprio ruolo e la missione di voler facilitare i processi e fare rete attraverso snodi decisionali strategici per l’approccio scientifico, la ricerca e la stessa politica sanitaria dei mesi prossimi.
L’APPUNTAMENTO ONLINE PER DESCRIVERE LO SCENARIO PRESENTE E FUTURO – Il virus è ancora tra noi e il rischio che si verifichi una seconda ondata pandemica è elevato. È questo il monito che ha condiviso anche il Prof. Giovanni Rezza, Direttore Prevenzione Ministero della Salute, in apertura dei lavori, quando ha illustrato lo sviluppo del virus nel nostro paese attraverso una capillare diffusione di dati statistici e dell’ormai familiare fattore di contagio “R con 0”. Il webinar del 23 giugno “Covid 19Updates”, organizzato da Aristea con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, con il coordinamento scientifico del Presidente SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali Marcello Tavio, e del Direttore Scientifico SIMIT Prof. Massimo Andreoni, ha visto la partecipazione di decine di specialisti in collegamento da tutt’Italia.
L’iniziativa è nata con l’obiettivo di fornire ai clinici coinvolti nella gestione delle malattie infettive e delle patologie correlate un aggiornamento puntuale sulle evidenze della ricerca scientifica sul COVID-19 e sulla possibile ricaduta nella pratica clinica dell’infezione da SARS-CoV2. Il webinar SIMIT rappresenta dunque un momento di aggiornamento scientifico, epidemiologico, virologico e clinico sulla COVID-19 in Italia, con un imprescindibile confronto con specialisti di altre branche con cui dialogo e collaborazione sono fondamentali. Durante il webinar gli specialisti hanno preso in esame tutte le principali e attuali questioni riguardanti la covid: dalle terapie ai vaccini, dalle linee guida dell’OMS alla probabile seconda ondata pandemica, ma soprattutto nelle sessioni finali di confronto diretto tra domande e risposte è emersa l’importanza degli studi in via di pubblicazione in queste settimane quale necessario dato sul quale operare opportune riflessioni.
“Il virus è ancora perfettamente in grado di infettare e far ammalare le persone, anche gravemente, come dimostrano i dati che ci arrivano da altre parti del mondo – spiega Marcello Tavio – Se si lascia libero di agire e non si adottano le contromisure richieste, si ripeterà quanto già visto durante la Fase Uno. Occorre quindi adottare sempre degli accorgimenti difensivi appropriati: igiene delle mani, utilizzo della mascherina e distanziamento “spaziale a socialità conservata”, che potremmo per l’occasione definire “di sicurezza”. Perché a nessuno viene chiesto, allo stato attuale, di sacrificare la vita sociale e di rimanere “soli e isolati”, ma soltanto di mettere uno o due metri tra noi e adottare comportamenti sicuri. Parliamo dopotutto di tre comportamenti semplici, facili da attuare e molto efficaci, come il periodo del lockdown ci ha dimostrato“.
NUOVA ONDATA PANDEMICA IN INVERNO “MOLTO PROBABILE, ANCHE SE DI ENTITA’ NON ANCORA PREVEDIBILE “ – Nella stagione fredda è più frequente la presenza di malattie respiratorie e la circolazione dei relativi virus. Inoltre, le goccioline di saliva, dato l’abbassamento delle temperature, rimangono nell’aria per più tempo. “Se il virus continuerà a circolare – spiega il Presidente Tavio – una nuova ondata non solo non sarà impossibile, ma addirittura molto probabile. In assenza di un vaccino efficace, sicuro e largamente disponibile dobbiamo impegnarci tutti per impedire che i focolai epidemici che si verificheranno nel prossimo autunno si saldino fra di loro per creare una nuova ondata epidemica, con il rischio di dover riproporre le drastiche misure di contenimento adottate durante il lockdown. Ecco perché i dati favorevoli che stiamo accumulando sull’andamento dell’epidemia non devono essere interpretati come un liberi tutti“.
LE NUOVE LINEE GUIDA DELL’OMS E LA PRUDENZA DI SIMIT – Proprio all’inizio di questa settimana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato nuove Linee Guida per il rilascio dall’isolamento dei pazienti che hanno contratto l’infezione. Non servono più necessariamente due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore, oltre alla guarigione clinica. Secondo il documento dell’Oms i criteri per la dimissione di pazienti dall’isolamento senza necessità di ripetere il test sono i seguenti: per i pazienti sintomatici 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni aggiuntivi senza sintomi (inclusi febbre e sintomi respiratori), mentre per i casi asintomatici 10 giorni dopo il test positivo per SarsCov2.
“Le limitazioni sono legate alla scarsa capacità di procedere nei test in alcuni Paesi – spiega il Prof. Massimo Galli, Past President SIMIT – Pur essendo verosimile che gran parte delle persone che hanno una bassa positività del tampone dopo un lungo periodo di malattia non producano più virus infettante, evidentemente questo non ha sicura controprova nella pratica: un atteggiamento di prudenza deve essere dunque mantenuto per decidere se riammettere o meno al lavoro gli operatori sanitari, chi lavora nelle RSA, gli operatori di pubblico servizio a contatto col pubblico, gli insegnanti e il personale della scuola. Particolare cautela deve essere usata anche per coloro che hanno rapporti di convivenza con persone a rischio. I rischi oggi sono ridotti solo grazie al successo ottenuto dal distanziamento sociale”.
“Le disposizioni dell’OMS su quarantene e test – conclude il Presidente SIMIT Marcello Tavio – risentono dell’esigenza delle agenzie internazionali di adeguare gli interventi alle possibilità delle singole nazioni. Queste nuove raccomandazioni non devono essere interpretate come un “liberi tutti”. I nuovi focolai, in Italia e in Europa dimostrano che un virus attivo e in grado di infettare è ancora presente e in grado di far danno.”
VACCINI E NUOVE TERAPIE – “Non abbiamo ancora farmaci di provata e indiscussa efficacia per il trattamento del Covid19 – dichiara il Prof. Andreoni – La SIMIT conferma quindi la necessità di avere dati solidi all’interno di studi randomizzati che permettano finalmente di stabilire il corretto utilizzo di farmaci e di pianificare strategie che risultino essere effettivamente valide, nell’immediato e nel lungo termine”. Per quanto riguarda i vaccini, solo oltre un centinaio quelli al momento in fase di studio e una decina nelle prime fasi di sperimentazione, con uno cinese e quello realizzato ad Oxford in collaborazione con un’azienda di Pomezia che lasciano ben sperare. “Questi vaccini hanno dimostrato finora una buona tollerabilità nell’uomo, garantendone un buon grado di protezione – spiega il Prof. Andreoni – Sicuramente sono necessari ulteriori studi per definire quale possa essere il ruolo di questi o di altri vaccini nel contrasto alla pandemia da covid. È auspicabile però che entro la fine dell’anno o per i primi mesi del 2021 un vaccino possa aver superato tutte le fasi di sperimentazione e possa essere prodotto in quantità sufficiente per essere distribuito in tutto il mondo“.