Alla vigilia della presentazione del Masterplan per il Mezzogiorno del Governo, la Cgil rilancia la vertenza nazionale ‘Laboratorio Sud – Idee per il Paese‘, avviata lo scorso settembre a Potenza. L’iniziativa, articolata negli ambiti regionali e territoriali e nella dimensione nazionale, si propone di evidenziare le condizioni di criticità presenti nel Mezzogiorno e, soprattutto, di rendere visibili i possibili spazi di intervento per superare il divario che sempre più allontana le regioni del Sud dal resto del Paese. A tale fine il sindacato di corso d’Italia presenta un documento programmatico (in allegato) per la costruzione di una politica nazionale in grado di rafforzare le condizioni economico sociali del Mezzogiorno, favorire crescita e occupazione e permettere così una vera inversione di tendenza per tutto il Paese.
Gli strumenti
Il nodo centrale del documento stilato dalla Cgil consiste nel coordinamento e nella partecipazione dei vari soggetti e dei vari livelli, poiché solo attraverso politiche rinnovate e il concorso delle diverse energie, a partire dalle comunità locali e dalle loro rappresentanze, può realizzarsi un cambio di fase. Di qui l’individuazione di alcuni strumenti fondamentali di coordinamento tra politiche nazionali e regionali, e di partecipazione, che vedono il coinvolgimento delle parti sociali: un luogo formalizzato di coordinamento tra le regioni meridionali, una cabina di regia interistituzionale per l’attribuzione e la gestione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, e una sede stabile di confronto con le parti sociali sia nella dimensione regionale che in quella nazionale.
Strumenti indispensabili per superare le condizioni di svantaggio riguardano la fiscalità e gli incentivi, che devono essere però selettivi e mirati, coerenti con le politiche d’intervento nei diversi settori e vincolati al carattere innovativo degli interventi con un alto profilo di ricerca e innovazione. Gli sgravi devono essere finalizzati a specifiche categorie e territori e condizionati all’addizionalità dell’occupazione.
Altro strumento imprescindibile quello delle risorse: la Cgil chiede di incrementare quelle ordinarie, garantire il carattere addizionale dei Fondi Comunitari e l’utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione per finalità proprie, nel rispetto del vincolo territoriale e abbandonando l’abituale pratica di destinare tali risorse per coprire politiche ordinarie.
Individuare una tempistica coerente rappresenta uno strumento fondamentale di programmazione: l’orizzonte per un piano nazionale di azione per il Mezzogiorno è quello quinquennale 2016-2020, all’interno del quale devono essere previste risorse certe e specifici tempi per il loro utilizzo.
Vi è poi l’annoso tema delle infrastrutture, a metà tra lo strumento necessario a scalfire e superare il gap nella mobilità di cose e persone e la scelta strategica decisiva per lo sviluppo. Gli interventi proposti dalla Cgil guardano ad ambiti quali la portualità e la logistica, di cui occorre sviluppare capacità e competitività, l’energia, di cui è necessario abbattere i costi, e il territorio, con un Piano Anti dissesto idrogeologico nazionale.
Le scelte strategiche
Tre per la Cgil gli obiettivi prioritari di una politica per il Mezzogiorno. Al primo posto dotare le regioni del Sud di infrastrutture sociali: contrasto alla povertà, servizi ai cittadini e per il lavoro, Istruzione e formazione, efficienza della Pubblica Amministrazione sono ambiti in cui il divario esistente con il resto del Paese incide profondamente sui diritti di cittadinanza. Per questo la Cgil ritiene indispensabile programmare da subito interventi che possano invertire la tendenza e che sono essi stessi generatori di occupazione. Asili nido e servizi per gli anziani e la non autosufficienza, Reddito di Inclusione Sociale come strumento universale di contrasto alla povertà, risorse aggiuntive per il diritto allo studio e legge quadro nazionale, rafforzamento delle università meridionali a partire da un piano straordinario per il reclutamento di docenti e giovani ricercatori: questi i nodi principali.
Occorrono poi scelte sulle politiche industriali del Paese, che devono guardare al Sud per valorizzare la sua vocazione manifatturiera rafforzando gli insediamenti esistenti, presidi di eccellenza per settori strategici che vanno dalla siderurgia all’agricoltura, e riutilizzando o riconvertendo le aree dismesse, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e all’alto tasso di innovazione e ricerca. Un quadro complesso che necessita di un forte protagonismo delle grandi imprese a partecipazione pubblica e di una governance multilivello Stato-Regioni.
Per la Cgil è necessario fare leva su cultura, territorio e turismo: un patrimonio immenso del nostro Paese e del Mezzogiorno che non viene fatto fruttare a pieno ma che può trasformarsi in una fonte vitale per economia e lavoro. Il sindacato di corso d’Italia propone l’assunzione straordinaria di giovani per la tutela e la fruibilità del patrimonio culturale e paesaggistico, un Piano cultura e turismo per il Sud e l’individuazione di venti poli turistici prioritari.
Questa impostazione richiede alcuni interventi che non determinano costi aggiuntivi, come il coordinamento inter-istituzionale. Altri possono essere previsti subito, a partire dalla Legge di Stabilità, mentre quelli di medio termine devono trovare supporto nel prossimo Documento di Economia e Finanza. Tra i secondi la Cgil indica gli incentivi condizionati a nuova occupazione da rivolgere a specifiche categorie e/o al forte contenuto di innovazione e ricerca delle attività; le risposte al diritto allo studio; il rafforzamento del sistema universitario del Sud; l’incremento delle risorse per le politiche ordinarie e l’attribuzione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione agli obiettivi strategici, mantenendo il vincolo territoriale, e per il sostegno alla realizzazione del piano di infrastrutture.
È evidente che un progetto che ha questi tratti deve prevedere un forte coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori: pensare che il lavoro, la sua qualità e qualificazione non siano oggetto di confronto e non siano parte integrante di un piano strategico di sviluppo e di crescita, significa affrontare il tema in modo parziale.