Nonostante si senta parlare sui quotidiani e dagli istituti di statistica, di ripresa robustosa e continua in Europa e, negli ultimi mesi anche in Italia, con diminuzione della disoccupazione di qualche punto percentuale, la crisi che attanaglia il cosiddetto italiano medio-borghese non accenna a cessare. Anzi sono di ieri le notizie di un omicidio-suicidio a Ferrara di un antiquario Galeazzo Bartolucci, il quale stava per ricevere una missiva con avviso di sfratto da parte della polizia giudiziaria, con un colpo di pistola ha deciso di suicidarsi non prima di aver ucciso altresì consorte e figlio. Un imprenditore Gabriele Bartolini a causa della mancanza di fondi per potere retribuire i centotrenta dipendenti della propria azienda ha fatto analoga scelta impiccandosi presso Umbertide in provincia di Perugia. Casi che devono senz’altro farci elucubrare nonché farci veramente comprendere, la condizione di difficoltà che tutti i piccoli commercianti sono costretti ogni giorno a constatare nelle loro proprie attività o botteghe. Gente che vien definita lavoratrice assidua e silenziosa ma sul baratro di una crisi che talvolta diviene ineluttabile, tanto da arrivare ad una “ extrema ratio” un gesto inconsulto ed estremo come quello di farla finita. Uomini “vinti”, da una economia reale sempre più stringente, il baro di un vero e proprio gioco d’azzardo. Perché oggi diventa sempre più complesso poter sostenere i costi di un fisco quello italiano, che vessa i piccoli imprenditori. E mentre la politica fa “melina”, parlando di tagli al fisco, la condizione dei piccoli imprenditori e/o commercianti è insostenibile, e tutti i giorni aumentano i casi di suicidi, un dato che senz’altro dovrebbe far riflettere una politica che anziché badare a risse e ridde, dovrebbe con perentorietà provvedere ad agire concretamente e coi fatti, i quali purtroppo tardano ad arrivare e la gente è sempre più esasperata e vilipesa sul baratro di una crisi di nervi, che purtroppo sempre più spesso porta a conseguenze estreme.
Francesco Grossi